"Il servizio è lo strumento di pace più concreto”

Il servizio è lo strumento di pace più concreto e grande in mano a rover e scolte. Ne sono convinti gli scout del clan del gruppo Schio 1, che a San Rossore hanno organizzato una tavola rotonda dal titolo “La pace come strumento contro le ingiustizie”, con Ugo De Siervo, giurista e accademico italiano, già presidente della Corte costituzionale, ed Emanuele Rossi, docente di diritto costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ed ex incaricato nazionale di Branca R/S.

“La pace si costruisce dai legami tra le persone, e tra gli Stati. Tutti quanti possiamo quindi essere costruttori di pace, soprattutto noi scout con il nostro servizio: dobbiamo assumerci questa responsabiltià e dare l’esempio”, spiegano i ragazzi. Dal canto suo, Rossi sviscera il concetto di pace, partendo dalla Costituzione, e spiega ai ragazzi come nel tempo il significato della parola pace sia stato interpretato in modo diverso, a seconda delle opportunità politiche. “Come ci ricorda l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia ripudia la guerra, ovvero è contro di essa giuridicamente, eticamente e moralmente. Allo stesso tempo però lo Stato italiano è impegnato in moltisime missioni all’estero e partecipa a guerre fuori dai confini nazioanli tramite organizzazioni come l’Onu, la Nato e l’Ue. Come è possibile tutto questo? Qual è la guerra consentita e quale quella vietata? La guerra ammessa dalla Costituzione è quella portata a difendere, la guerra di difesa del territorio e dei confini. La prospettiva però di cosa è giusto e cosa no è cambiata pian piano fino all’11 settembre 2001 dove nasce anche la guerra fatta di azioni di terrorismo e non di invasione. Così si è arrivati alla guerra difensiva, dove si combatte all’estero per la sicurezza del territorio e dei cittadini di ‘casa’: è questo il modo in cui noi combattiamo l’ingiustizia?”.

Rossi fornisce alla platea qualche numero sulla dimensione delle missioni militari italiane all’estero. “Ogni anno l’Italia investe in queste missioni 1,3 miliardi di euro, coinvolgendo circa 5.600 militari”, spiega ancora Rossi, che infine lascia a ragazze e ragazzi un interrogativo su cui riflettere: “E’ davvero questo il modo giusto per costruire la pace?”.

Dalla discussione emerge invece l’idea che si possa costruire la pace non utilizzando la forza, ma attraverso azioni giuste, positive, per il bene comune.

Importante per la costruzione ed il mantenimento della pace il dialogo politico tra gli Stati. Ne è convinto De Siervo, secondo cui “la Guerra non è la soluzione di un problema, ma la complicazione di un problema, e va prevenuta attraverso la politica. Si deve lottare per mantenere la pace, ma è meglio farlo discutendo e facendo dibattiti, parlando insieme e creando relazioni. Bisogna confrontarsi, dialogare e sviluppare contatti fra le persone: bisogna limitare lo scontro armato che porta alla distruzione dell’uomo”.

Infine entrambi gli ospiti parlano del coraggio, il protagonista di ogni quartiere a San Rossore, come di “una virtù e una qualità che i giovani possono e devono testimoniare. Il coraggio che porta alle buone azioni e non alla follia. Il coraggio che è determinazione per un futuro migliore”.

Elisabetta Veronesi e Matteo Caselli