Kyenge: "Chi rappresenta gli altri deve dare il buon esempio"

“Chi ha un ruolo di rappresentanza deve saper dare un buon esempio, degno di un educatore”. È uno degli spunti della parlamentare europea Cécile Kyenge invitata a San Rossore in occasione della Route nazionale Agesci. Kyenge parla di educazione civica, della aspettative nutrite riguardo alle decisione prese dal Parlamento europeo, dei temi dell’immigrazione, di diritti e doveri. E dà anche qualche consiglio ai ragazzi.

“La cittadinanza attiva si basa sull’educazione civica, che va declinata in tutte le sue accezioni”, dice Kyenge, che sottolinea come “non vadano tralasciati gli aspetti riguardanti i diritti umani, i giovani, le questioni ambientali, le donne”. La maggiore consapevolezza di tali diritti porta alla formazione di un’ottima classe dirigente. Elementi che Cécile Kyenge riconosce nel pomeriggio passato tra le tende di San Rossore, ma che non sono certo prerogativa del solo movimento degli scout: “Tutte le iniziative che promuovono la bellezza dell’incontro e valorizzano la persona mi sembra vadano in questa direzione”. Insomma, dice Kyenge, solo adottando quest’ottica il contatto fra persone si identifica non nella paura reciproca quanto nella scoperta di nuovi valori, altrimenti mancanti. Questa diversità diventerà così valore fondante della cittadinanza.

Parla anche della sua recente esperienza al Parlamento europeo, Cécile Kyenge: “C’è bisogno di maggiore solidarietà e corresponsabilità dei paesi dell’Unione. La solidarietà è un punto di forza della comunità, e come tale va praticata da tutti e 28 gli stati membri, non solo da un singolo paese isolato. Finché non si punterà sulla riscoperta dell’articolo 80 del Trattato anche la revisione della convenzione di Dublino rischia di essere inutile per gestire meglio il fenomeno migratorio”.

Infine non manca un’esortazione ai giovani: “Dovete pretendere di più da chi vi rappresenta” dice loro la parlamentare emiliana. “bisognerebbe chiedere di essere rappresentati da chi ha rispetto del proprio interlocutore, di chi viene rappresentato e, soprattutto, del proprio ruolo istituzionale, inteso come modello educativo sotto gli occhi di tutti. Tavecchio o Calderoli non mi sembrano modelli da imitare”.

Edoardo Nasini

(Nella foto di copertina Cecile Kyenge – credit