La Route nazionale prende forma a San Rossore e la città che ospiterà gli oltre 30 mila ragazzi ed educatori cresce di minuto dopo minuto. Una città che si estende per chilometri in lunghezza e si articola in cinque quartieri, ognuno dei quali sarà abitato da circa 6.000 persone e coordinato da due sindaci. Anche a capo del quartiere, così come nella struttura associativa Agesci, esiste la diarchia, cioè la divisione di responsabilità in egual misura tra un uomo e una donna.
Chi più emozionato, chi sorridente e preparatissimo, chi più dettagliato: ognuno dei sindaci a cui è affidata la responsabilità di un quartiere è pronto ad accogliere, insieme ai suoi assessori, i rover e le scolte in arrivo: con un caloroso abbraccio o piuttosto con la firma del registro dell’anagrafe del quartiere, sono disparate e fantasiose le proposte elaborate. A questo punto, dopo l’accoglienza, tutti i quartieri, denominati della gioia, della speranza, della responsabilità, della fedeltà, della novità saranno strutturati con spazi condivisi come la piazza, la zona artigianale, la segreteria, la cappella e il palco.
Tanti i messaggi rivolti a rover e scolte che arriveranno: dall’obbligo a “divertirsi, divertirsi, divertirsi” all’impegno a essere cittadini e testimoni attivi anche una volta rientrati a casa, alla necessità di vivere con gioia ogni evento che verrà proposto. Uno in particolare l’invito rivolto a chi osserva la Route dall’esterno: “Guardate a noi con fiducia perché siamo educatori credibili e consapevoli”, spiega Paolo, uno dei sindaci.
Oltre ai cinque quartieri abitati dai ragazzi, ce n’è un sesto quartiere, quello del servizio, che raccoglie oltre mille capi in servizio (il servizio di far funzionare il mega-campo) sotto la sigla “One Team”; lavorano per la buona riuscita della Route svolgendo ogni tipo di compito richiesto: dal vettovagliamento al presidio sanitario, dall’Information Tecnology (IT) alla costruzione di strutture apposite. Tutti sono coordinati da Donatella, energica capo proveniente da Pietra Ligure, 51enne medico che da due anni si è fatta carico di organizzare e gestire questo settore. La cosa che la rende più felice è la presenza di moltissimi capi tra i 22 e i 25 anni, “un segnale importante per la mia generazione che se l’è presa comoda”.
Altro servizio molto importante è quello legato alla sfera spirituale dei capi, curato da fra’ Adriano, assistente ecclesiastico della regione Toscana, in arte Mago Magone, che mescola catechesi e prestidigitazione con il magic gospel. Al suo fianco, Cecilia e Benedetta, due suore Clarisse che con la loro gioia e semplicità disarmante aprono a tutti, in ogni momento della giornata, la “Tenda di Marta e Maria”, perché, come le due donne bibliche, “anche i capi hanno bisogno di servizio e ascolto della Parola”.
Ortensia Ferrara e Daniele Rotondo