Piccole storie da Route – 2

La seconda puntata delle storie raccolte dai rover e scolte del laboratorio sul reportage giornalistico

Un racconto su sei corde
Francesco del Bologna 7 sta seduto all’ombra di un albero, accarezza le corte di una chitarra dall’aspetto vissuto. Ci è affezionato, ma non tanto quanto alla chitarra che ha lasciato a casa: una Masetti costruita nel 1974 e appartenuta, prima di lui, alla madre. Francesco l’ha ritrovata nello sgabuzzino, a casa del nonno. Se ne è preso cura, e ora la suona di nuovo, soprattutto musica classica e jazz. Non l’ha portata con sé a San Rossore perché una route è dura anche per una chitarra. Ma non ha rinunciato alle sei corde: per tantissimi scout, in tutto in mondo, una compagna di viaggio preziosa, che parla un linguaggio universale.
Anastasia (Parma 8) e Alice (Lecco 3)

Animali e aggettivi
Irene e Alice, di San Benedetto Po, girano per il campo con un taccuino: le pagine sono piene di una lista di nomi, tutti composti da un animale e un aggettivo. Lince disponibile, Orso pensieroso, Airone solitario… sono nomi totem, e Irene e Alice li stanno collezionando. Ogni scout ha il suo, di solito si dà in reparto, intorno ai 15 anni. L’animale rappresenta le caratteristiche fisiche dell’esploratore o della guida che lo riceve, mentre l’aggettivo descrive il carattere: racconta l’identità che il ragazzo o la ragazza assumono agli occhi del gruppo. Dal quel momento, chi ha ricevuto il nome totem è pronto ad assumersi le sue responsabilità e ad essere d’esempio per i più piccoli.
Maria Vittoria (Pesaro 4) e Lea (Roma 70)

Tre chilometri e un sorriso
Tra le 30.000 persone presenti a San Rossore spicca per la sua simpatia Gennaro, un capo che sta prestando servizio come addetto alla sicurezza. Nonostante la stanchezza e la fatica dovute ai tre chilometri che deve fare ogni mattina a piedi, dal campo tende dei capi in servizio fino al quartiere Viola, si mostra molto contento: tanto grande è la sua passione che, pur non ricevendo alcun compenso, svolge il suo lavoro sempre con il sorriso.
Sara e Valeria (Grottammare 2)

Passione… e Misericordia!
Non solo scout: in servizio a San Rossore ci sono anche persone che non sono mai state in Associazione. Chiara, per esempio. Ha 22 anni, abita poco lontano da Pisa, a Ripardella, ed è una volontaria della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia, l’associazione presente su tutto il territorio nazionale che presta servizi sanitari e di trasporto malati. E’ forte in lei la voglia di mettersi in gioco per gli altri: anche se non ha ancora trovato un lavoro, sa che quello che vuole fare “da grande” è seguire la sua vocazione per aiutare gli altri.
Giulio (Lamezia Terme 5), Andrea e Andrea (Foligno 3)

… e neanche una cicca
C’è un capannello di gente attorno a uno scatolone, in un’area delimitata da un cordino: è l’area fumatori del Quartiere Viola. Nonostante siano tutti accaldati, l’atmosfera è allegra. I ragazzi che sono qui chiacchierano animatamente: si sentono risate, aneddoti, la sera precedente c’è stata anche una gara di freestyle. È vero, gli scout non sono perfetti ma anche quando si concedono questo ‘vizio’, lo fanno nel rispetto degli altri e della natura: non si trova un solo mozzicone a terra in tutta l’area del parco.
Giulia (Imola 1) e Marta (Pieve di Cento 1)

Magliette come cimeli e camicie consumate
A San Rossore colpisce la varietà di t-shirt indossate dai rover e delle scolte e dai capi in servizio: ci sono quelle ufficiali della Route nazionale, certo, ma se ne notano centinaia d’altre, che riportano date di eventi passati. Dalle prime vacanze di branco ai campi di reparto agli eventi regionali e nazionali degli anni Novanta.
Lo scout predilige la semplicità alla sfarzosità, il sudore al profumo e le mani sporche di lavoro alla manicure. Indossa una camicia azzurra vecchia quanto lui, pantaloncini di velluto tipicamente lisi sul didietro, fazzolettone simil-albero di Natale e scarponi con lacci colorati perennemente sporchi di fango. Un’uniforme che rappresenta il suo diario segreto e racconta la sua storia scout attraverso i distintivi.
Martina (San Marino 1) e Giusi (Stabia 2)

Foto in evidenza di Nicola Catellani