"Sono le 10.02 e 35 secondi… dichiaro aperta questa assemblea"

“Dichiaro aperta questa assemblea: speriamo di finire il prima possibile; prima di scioglierci per il caldo”. Con tono formale, ma non senza un po’ di autoironia, Agnese (Foggia 6) avvia così i lavori del Consiglio nazionale dei rover e scolte che sabato devono approvare la Carta del coraggio. Prima, però, l’ultima fatica sotto il grande tendone da circo che ospita il parlamentino degli alfieri: la discussione sulle mozioni (una sessantina).

Gli alfieri sono in uniforme, concentrati. Prima di iniziare le votazioni hanno ascoltato Roberto Cociancich parlare di ciò che è rappresentanza, dell’importanza di “vedere l’utilità di una decisione e delle sue conseguenze”; di non “affidare al caso o alla dittatura della maggioranza” una scelta, dello sforzo da fare di cercare il dialogo perchè si tengano insieme interessi e punti di vista diverse. Un lungo applauso ha salutato le parole finale del suo discorso, “non chiedete cosa il paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro paese”. Del resto, ammette Cociancich, “Kennedy funziona sempre”, aggiunge convinto che la Carta del coraggio non resterà un vuoto rito, ma sarà ascoltata. E si dice favorevole all’idea che il ‘parlamentino’ dei rover e delle scolte non smobiliti: il suo esistere “è un atto di coraggio”. Tra l’altro nelle idee emerse dai gruppi di lavoro di venerdì c’è proprio la richiesta che rover e scolte continuino ad avere un loro organismo di rappresentanza e discussione.

Si vedrà. Intanto, Giacomo (scout del Sarcedo 1 che con Agnese preside l’assemblea) si raccomanda: “Finiamo i nostri lavori il prima possibile se proviamo a stare in silenzio”, insomma niente chiacchiere inutili. “Cogliete l’invito a non essere superficiali perchè su quello che si decide oggi non si torna indietro”, sottolinea Agnese. Insomma, si fa sul serio.

Lo si vede al primo voto, sul preambolo e sulla citazione da anteporre al testo. Si parla di “passi fatti” e di “impegni da assumere”, si discute di come collocare nel testo il richiamo al futuro. Poi si vota. Passa la prima formulazione, quella più essenziale. Comunque si capisce che i presidenti, il segretario Alessandro (Alba 1) e il Comitato mozioni – Veronica, Silvana e Davide – avrenno il loro bel daffare. La partecipazione è alta, si sente un forte senso dell’impegno assunto, una grande passione “politica”.

In fondo è stato così durante tutto il percorso del ‘parlamentino’ R/S a San Rossore. Anche venerdì, mentre le tv interrogavano gli scout su aneddoti curiosi, percorsi fatti e “Qual è la cosa più bella che hai fatto”, gli alfieri hanno lavorato fino a tarda notte per limare testi e proposte, impegni e richieste. Hanno discusso cose del tipo: “E’ difficile trovare il lavoro per il quale ti sei formato, ma forse è anche ora di dire che si deve dare il meglio di sè nel lavoro che si fa”; hanno pensato di chiedere alle Istituzioni di insegnare “fin da piccoli” il valore dell’informazione e dell’informarsi; hanno parlato tanto di legalità (e della richiesta da fare alla Chiesa di dissociarsi con forza da ogni commistione), dell’importanza di essere scout non solo quando si indossa la divisa; hanno pesato le parole: “E’ meglio scrivere ‘amore’ o ‘dare il meglio di sè’?”. Si sono richiamati a dare il meglio di sè: “Vogliamo scrivere che dobbiamo essere noi per primi integri e trasparenti nella nostra comunità”.

Mattia Cecchini e Paolo Piacenza