Liberi, anche di non odiare

Lo hanno definito “Attacco all’Europa”. In realtà la strage compiuta da tre uomini inneggianti ad Allah nel cuore di Parigi ha colpito uno dei paradigmi dell’identità democratica: la libertà di stampa. Colpire Charlie Hebdo, la sua redazione, il suo direttore Charb, i suoi disegnatori di punta, i redattori meno noti, alcuni amici di passaggio e persino il portiere dello stabile e gli agenti che vigilavano sulla sicurezza dell’irriverente settimanale satirico francese ha un forte significato, purtroppo.

La libertà di esprimersi e di criticare è uno dei caposaldi della nostra civiltà ed è il primo presupposto della democrazia. A questa libertà non siamo arrivati senza fatica. Per secoli gli uomini di potere in Europa, laici o religiosi, hanno oppresso i deboli, hanno coartato la loro possibilità di parlare e discutere. Hanno persino deciso cosa si doveva pensare, anche nel nome di Cristo, proprio di quel Cristo che non ha mai obbligato nessuno a fare nulla.

Poi, la libertà è stata conquistata, a prezzo di sangue e lacrime, anche di atrocità perpetrate nel suo nome. E questa libertà, ora nostra, non è un piccolo fardello. Spesso ne siamo vittima, ne scontiamo le contraddizioni. A volte la rivendichiamo per comodità. Fatichiamo a conciliarla con la tolleranza, la ricerca di senso, la difficile costruzione di un’etica comune. Eppure non potremmo mai farne a meno, senza perdere quello che siamo.

Charlie Hebdo si definisce “giornale irresponsabile”: ha fatto scelte editoriali coraggiose e pure molto discutibili. Ha pubblicato copertine e vignette urtanti, alcune che riteniamo persino sbagliate. Però la libertà è proprio questo: riconoscere che ha un valore ciò che è diverso da me, e soprattutto lasciare a ogni uomo la possibilità di dire la sua, anche quando mi infastidisce. Democrazia è condividere lo spazio comune con un giornale fieramente ateo e di sinistra (sono sempre state forti le reazioni della redazione di fronte a chi definiva il loro approccio all’Islam, “razzista”) e pure con chi, dall’altra parte, brandisce il crocifisso come simbolo di riscossa occidentale. E’ difficile trovare un equilibrio, ma la democrazia e la libertà, che ne è il presupposto, non sono nient’altro che questa difficile ricerca di un equilibrio mai conquistato definitivamente. Democrazie e libertà sono fragili e deboli. Richiedono temperanza, umiltà, intelligenza. La complessità del mondo globalizzato rende le cose più difficili? Certo, ma qualsiasi alternativa è peggiore.

Camminiamo Insieme è la rivista dei rover e delle scolte dell’Agesci. Non fa politica, non esprime indirizzi. Ma non è una realtà neutra: fa riferimento a una cultura che riconosce nell’educazione alla libertà l’unico metodo valido per accompagnare la crescita di persone significative e felici nell’aiutare gli altri, buoni cittadini, cristiani appassionati pur tra mille fatiche e debolezze.

Ecco perché, all’indomani del 7 gennaio 2015, vogliamo dire, con chiarezza, che la strage di rue Nicolas Appert è un attacco alla nostra idea di mondo. E insieme vogliamo affermare che la prima libertà da difendere, dopo quello che è successo, è quella di non odiare.

Se qualcuno pensa di obbligarci, con la violenza, a odiare e cercare vendetta, deve essere smentito. Non possiamo diventare vittime consenzienti, né possiamo, nel nome della libertà, tradirne il senso con la scusa di difenderla.

A chi, poi, come noi è capo, rover o scolta dell’Agesci, questa vicenda indica, ancora una volta, la necessità del coraggio, “dell’avere a cuore” la realtà e gli altri. La Route nazionale e la Carte del coraggio hanno rilanciato la sfida di un incontro con l’altro che vada oltre la tentazione di avere paura e quindi chiudersi. La strage del 7 gennaio 2015 rende questo impegno quanto mai attuale: ci spinge a superare slogan e cliché, a informarci responsabilmente e ad evitare che la violenza spenga anche la parte migliore di noi.

Paolo Piacenza e la redazione

La foto in copertina è di Valentina Calà: è stata scelta tra le molte caricate su Flickr, con licenza Creative Commons CC Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0). Riproduce un particolare della manifestazione del 7 gennaio a Bruxelles.