Beatrice Vio, detta Bebe, ha diciassette anni e nel 2008 ha scoperto di aver contratto una grave malattia dal nome minaccioso: il meningococco.
Si è svegliata giorno dopo giorno con le vene che le scoppiavano e che le creavano ferite agli arti periferici del corpo. Ha trascorso centoquattro giorni in ospedale e di ciò si dice contentissima perché ha raggiunto un primato: ha passato sull’isola d’Elba un giorno in più rispetto all’esilio di Napoleone.
A causa della necrosi portata dalla malattia le hanno amputato braccia e gambe. Ha reagito alle mutilazioni con un sorriso dicendo che la scelta sarebbe stata tra la morte o la salvezza che dipendeva solo da quelle drastiche operazioni. “Finché non muori, tutto va bene”.
A seguito della malattia ha dovuto ripartire da zero e ha trovato la forza, grazie alla sua famiglia e agli amici, di cominciare a vivere di nuovo la bellezza delle cose e scoprirne il sapore. Dopo un anno dall’amputazione subita ha ripreso a praticare la scherma, la sua più grande passione e a frequentare le attività scout nel suo gruppo, il Mogliano 2. Ha fondato, con l’aiuto di altri minorenni amputati, un’associazione Onlus che si occupa di fornire attrezzature sportive per i giovani disabili affinché possano perseguire il loro sogno.
Bebe è felice, nonostante le difficoltà che la vita le ha posto davanti ed è riuscita a superarle, trovando il coraggio nelle sue passioni e nei suoi cari.
Marta Sterpetti