La rete: essere ragno o pesce?

“Be prepared” è il motto concepito dal fondatore dello scautismo, Baden-Powell, che in una lettera del 1922 rammentava ai ragazzi di allenarsi per “essere forti, attivi e in gamba”. Per San Rossore e per i 30.000 giovani dell’Agesci, il motto impegna un gruppo di capi scout con uno slogan, “Bit-prepared”, che assume volti, passioni e… tastiere oramai consumate.
Da un’idea partorita durante i campi scout di competenza per esploratori e guide sul tema dell’informatica, che aveva l’obiettivo di sensibilizzare i partecipanti sull’utilizzo della tecnologia etica in linea con la legge scout, questo gruppo di lavoro sceglie di volare alto e servire tutti i 30.000 rover e scolte della Route nazionale.
Nella tenuta di San Rossore tutta l’infrastruttura informatica si muove grazie a software liberi e circa ottanta computer funzionano con sistemi operativi open source.
Enrico Salvucci, scout ventiduenne bolognese e studente di informatica a Cesena, non si esalta: “La sensibilizzazione delle generazioni future è obiettivo principale ma la tecnologia corre e muta velocemente, e non permette ai giovani di oggi dallo ‘smartphone facile’ di poter imparare dagli errori del passato”.
“Bit-prepared” si assume questo importante incarico, concretamente: organizza due laboratori per i rover e le scolte di San Rossore, il primo dal titolo “Informatica: leale, laboriosa ed economa” mentre il secondo “Vivere nella rete: il ragno e il pesce”.
Enrico spiega: “Nella rete il ragno ha il pieno controllo dello spazio, mentre il pesce viene inghiottito, intrappolato”.
I ragazzi e le ragazze sperimentano la legge scout in connessione con la tecnologia: la comunità vive per essere al servizio del prossimo così come il software libero permette a chiunque di utilizzarlo e ne incoraggia lo studio, le modifiche e la redistribuzione proprio nell’interesse della collettività.
In quest’ottica, tutto assume una nuova correlazione: il terzo articolo della legge scout – si rendono utili e aiutano gli altri- si traduce nella volontà di dare agli utenti la libertà di condividere e migliorare il software che utilizzano. Amano e rispettano la natura (sesto punto della legge) perché consapevoli che un maggior consumo energetico non garantisce efficienza tecnologica. Sono laboriosi ed economi (nono punto) facendo attenzione a non confondere ‘free’ e ‘gratis’, termini che troppo spesso diventano erroneamente sinonimi. “Pensare al software libero come gratis” sollecita Enrico “non valorizza l’essenza di cambiamento che parte dalla libertà di scambio di idee e di informazioni”.

Michele Fazio

Foto in evidenza di Ivan Emelianov – (CC)