Gli alfieri: "La Carta? Voce di una generazione"

Nicola è uno degli R/S Reporter che ha raccontato la Route su questo blog, insieme ai capi della redazione. Con il suo articolo, scritto nei giorni del ritorno a casa, lanciamo una serie di pubblicazioni che nelle prossime settimane ci porteranno a raccontare come Clan e Noviziati stanno rendendo concreti gli impegni assunti con la Carta del Coraggio.

 

La Carta del Coraggio: un quadro di ampie vedute su ciò che oggi i giovani italiani hanno da dire al Paese. Nella tenuta di San Rossore, circa 500 rappresentanti (gli Alfieri) dei 30.000 giovani presenti si sono incontrati senza sosta per discutere, confrontarsi, proporre e mettersi in gioco sulle questioni “generazionali” del nostro tempo.

“In quei giorni avresti visto dei ragazzi di diciotto, vent’anni, sconosciuti tra loro, parlare di sé, dei problemi della propria città, di quello che avevano provato a fare e di come avrebbero voluto che fosse il loro futuro. Per una generazione sconsolata come la nostra, erano come acqua nel deserto quelle parole di giustizia, di comunità, di lavoro, di ambiente e amore” racconta Fabio, alfiere di Manerbio dopo la conclusione dei lavori.

L’emozione era palpabile quando la Carta è stata approvata e firmata all’unanimità l’ultimo giorno: “È stata una delle esperienze più importanti che mi potesse capitare – dice Alessandro, alfiere di Torremaggiore – perché  sì, io ero lì fisicamente, ma con me c’erano tutti gli scout che ero chiamato a rappresentare e tutte le future generazioni; per questo  avevo l’obbligo di non fallire”.

Proprio la responsabilità, individuale e collettiva, è stata al centro del dibattito: si è  insistito sul livello locale, in cui ogni scout deve impegnarsi secondo la direzione tracciata; perché la Carta chiude una porta, ma apre un portone: “Non è sintesi né presentazione di qualcosa di già accaduto e passato; è, se mai, il contrario – sottolinea Fabio, l’alfiere bresciano – . Si stava per scrivere qualcosa di più di una semplice dichiarazione di intenti: un documento che unisse assunzione di impegni e richieste alle istituzioni per indicare una serie di obiettivi sul medio e lungo periodo, obiettivi che ciascun gruppo avrebbe poi raggiunto secondo le necessità del proprio territorio”.

Fabio tiene a precisare che quanto si è fatto in quelle torride giornate di agosto non riguarda solo gli scout cattolici, ma mira a rappresentare un’intera generazione: “Leggetelo, questo è il mio invito, perché ignorare i contenuti di questo documento significa passare sopra alla voce di una intera generazione di scout che hanno detto chiaramente ciò che vogliono fare quando si mettono al collo il fazzolettone”, dice Fabio.

Ma ancor di più, prosegue, perché la Carta è una “sintesi delle aspettative di una generazione. Dico una generazione perché, anche se eravamo “solo” 30.000, ho visto un’eterogeneità tale tra le richieste avanzate da ragazzi e ragazze di tutta Italia e tra le problematiche sollevate che fatico a credere che non stessimo rappresentando la nostra generazione nella sua interezza”.

 

Nicola Di Pumpo

Foto di Giacomo Bindi