Una scolta e Auschwitz

“Quello che ho riportato da questo viaggio col Treno della Memoria è soprattutto la percezione della brutale interruzione dell’infanzia, della spensieratezza troncata dei bambini”. Con queste parole Sofia, giovane scolta di Prato, comincia il suo racconto dell’esperienza appena vissuta insieme ad altri 500 ragazzi sul treno speciale che la Regione Toscana organizza ormai da molti anni per aiutare a mantenere il ricordo del genocidio nazista. Partenza da Firenze il 19 gennaio, fino ad Auschwitz, senza soste, quasi come se si ripercorresse il viaggio compiuto dai deportati, per tornare il 23 gennaio, più consapevoli e, forse, cambiati.

Fin dall’inizio i giovani partecipanti hanno avuto modo di ascoltare le testimonianze dirette degli ex deportati e dei sopravvissuti che hanno narrato la loro storia toccando nel profondo ogni singolo uditore, Sofia per prima: “Perché? Non riesco a capire come possa nascere in un uomo il desiderio di sterminare altre persone!”.

Il viaggio suscita un vortice di emozioni che non si possono raccontare a voce, ma restano impresse a fuoco nella coscienza di ognuno. Cosa si può fare per evitare che tutto ciò accada di nuovo? Secondo Sofia, ci vuole più apertura mentale, più voglia di conoscere il diverso e scoprire il nuovo, anche nello scautismo. “Personalmente, mi impegno in prima persona a testimoniare quello in cui credo, l’accoglienza, la difesa del più debole, il coraggio di non fermarsi al pregiudizio. In classe, spesso vengono fuori argomenti di questo genere e io cerco di far capire ai miei compagni che non ci vuole niente per ritrovarsi in queste condizioni, basta un semplice passo. Sembra che non si riesca mai ad imparare dalla storia”.

Dai massacri in Nigeria e in Siria alla strage di “Charlie Hebdo”, non mancano esempi, purtroppo, per ricordare a tutti che, anche se sono passati 70 anni dall’ingresso dell’Armata Rossa ad Auschwitz, questi, non sono fatti molto lontani da noi. E che voltare la faccia dall’altra parte è sempre connivenza, anche se non riguarda chi vive in Europa o nel mondo “ricco”, se riguarda chi ha una fede diversa.

La memoria va mantenuta, rispettata, diffusa, per evitare che ciò che è stato non avvenga mai più. Per questo è importante che Sofia, e tutti gli altri giovani che hanno compiuto questo viaggio della memoria, continuino ad avere il coraggio di ricordare a tutti quello che è successo, in ogni momento, in ogni contesto, in ogni situazione.

 

Gianluca Ermanno

Foto di Claudio Giovannini