100.000 Pellegrini da tutta Italia per incontrare Francesco

Alla fine, il grande mare di camicie celesti si è formato. 100.000 “gocce” provenienti da ogni parte d’Italia che hanno raggiunto piazza San Pietro con tutti i mezzi possibili, treno, auto, aereo, bicicletta per formare tutti insieme un colpo d’occhio incredibile anche per i presenti.
Tra canzoni e preghiere si veglia e si attende l’arrivo di Papa Francesco per quella che è una grande festa per tutta l’associazione che, con la sua massiccia presenza (lupetti e coccinelle, esploratori e guide, rover e scolte, comunità capi), testimonia l’importanza dell’evento.

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Non si tratta di un avvenimento fine a se stesso, ma di un percorso che ha portato tutti i gruppi ad un vero e proprio pellegrinaggio verso Roma, all’incontro col Sommo Pontefice, per accogliere un vero e proprio mandato: quello di costruire ponti e non muri nella società in cui viviamo e nei posti che occupiamo. Un impegno che ogni rover e scolta è chiamato a prendersi fin da subito e con il quale confrontarsi in ogni punto della Strada. Ma è anche una richiesta educativa che ci pone Francesco, ricordandoci che le famiglie ci affidano i propri figli perchè hanno fiducia nel metodo e nella potenzialità educativa, appunto, dello scautismo. Sta a noi non tradire la loro fiducia e porci come modello di riferimento consapevole e sempre in dialogo con l’altro.

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Sono, però, le parole della piazza, la sensazione a caldo di quello che si è appena vissuto che chiariscono meglio le cose. Le voci dei molti rover e scolte arrivati fin qui e che hanno ancora negli occhi l’entusiasmo dell’incontro appena concluso. Come, per esempio, Chiara dalle Marche, che con un sorriso enorme, ci spiega la sua passione e la sua gioia nel compiere il suo Servizio con i ragazzi e che torna a casa ancora più convinta di quello che fa tutte le settimane. “A volte è difficile avere a che fare con alcuni ragazzi, sono scontrosi, non si fanno avvicinare, sono sospettosi a causa delle esperienze passate – ci dice Chiara – ma se non ci sforziamo di costruire i ponti a cui fa riferimento Papa Francesco, a cosa serve fare servizio?”.

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Per Tommaso, di Prato, invece, si tratta di un percorso che arriva a concludersi: “Era dalla Route nazionale e anche prima che aspettavamo questo momento, per poterci confrontare con Papa Francesco e prendere spunto per continuare a metterci in gioco. Per qualche momento abbiamo ritrovato l’atmosfera di San Rossore ed è stato emozionante vedere il Papa con il fazzolettone al collo, come uno di noi”.
“L’atmosfera che abbiamo respirato fin dalla vigilia dell’udienza è stata molto coinvolgente e il fatto che abbiamo potuto vivere questa esperienza con tutte le altre branche della nostra associazione è una cosa che non avviene molto spesso” dice Martina dalla Puglia “Poi, secondo me, Papa Francesco ha centrato in pieno il senso della Carta del Coraggio: è una richiesta da parte nostra di essere ascoltati e di avere la possibilità di esprimere ciò in cui crediamo”.
Ancora una volta, viene sottolineata la capacità del Papa di essere per primo lui stesso il principale costruttore di ponti, grazie alla sua semplicità, alla sua umiltà e alla sua capacità d’ascolto, che anche i rover e le scolte di tutta Italia hanno percepito in questa straordinaria occasione che si pone come una pietra miliare nella storia dell’Agesci.

Gianluca Ermanno

Foto di Francesco Mastrella