Enrico Brizzi: gli scout rendono il mondo un posto migliore

Se Jack Frusciante è uscito dal gruppo, il suo papà letterario, Enrico Brizzi, per un po’ di anni c’è stato, nel gruppo. In un gruppo scout, per la precisione quello del Bologna 16. Lo scrittore emiliano, famoso proprio per il romanzo dedicato alle vicende del 17enne bolognese Alex D., ha vissuto l’esperienza scout dai sette ai 19 anni, compiendo l’intero percorso formativo Agesci: è stato lupetto per quattro anni, poi esploratore (che comprende ragazzi tra gli 11 e i 16 anni), infine rover (ragazzi tra i 17 e i 21).

Una vera e propria palestra di vita, che ha lasciato a Brizzi non pochi insegnamenti, come spiega nell’intervista rilasciata all’Huffington Post: “Insegnamenti di due diversi ordini. Il primo è un approccio fisico alla vita che si concretizza nell’amore per la strada e che tuttora mi accompagna nei miei viaggi a piedi. Ogni volta che sento la voglia di avventura di mettersi uno zaino in spalla e partire risento dentro di me le esperienze di quei tempi. Il secondo è di ordine civile: credo che sia un buon principio quello di provare a lasciare il mondo un po’ migliore di quello che si è trovato. Dai gesti minimi come non lasciarsi dietro di sé i propri rifiuti nella natura o in città fino alle questioni che coinvolgono la socialità e il nostro modo di rapportarsi con gli altri”.

Insomma, in linea con l’impegno preso a  San Rossore durante la Route nazionale che vedrà riuniti oltre 30.000 rover e scolte giunti da tutta Italia e anche dall’estero: dall’organizzazione dell’evento ai singoli comportamenti, c’è un forte sforzo di salvaguardia dell’ambiente in un’ottica di sostenibilità, che è insieme cura del territorio e responsabilità sociale. Dalla raccolta differenziata agli scarichi controllati, dall’intensità energetica limitata (che prevede anche un piccolo impianto fotovoltaico) al monitoraggio ambientale, la parola d’ordine sarà sempre “sostenibilità”.

Questa, così come altri insegnamenti, sono da tenere sempre a mente. Come ricorda lo stesso Brizzi, “Lo scautismo incoraggia il senso di responsabilità, di rischiare e di mettersi in gioco fin da molto giovani”.

Enrico Brizzi con il suo "La legge della giungla"

Enrico Brizzi con il suo “La legge della giungla”

E anche oggi, nonostante non sia più uno scout Agesci, Brizzi ha trovato più di un modo per restare vicino all’associazione: innanzitutto, tramite l’iscrizione di una delle sue figlie agli scout, anche se precisa “per motivo indipendente dalla mia volontà. Mentre le altre due sono state preiscritte, ma per ora non sono riuscite a entrare per mancanza di posto”. A questa esperienza se ne collega un’altra, legata al suo lavoro: la pubblicazione di un libro, La legge della giungla, in cui racconta la vita quotidiana al tempo dei lupetti, fra uscite all’aria aperta, scoperte e promesse non sempre facili da mantenere. Perché “per lungo tempo non ho più frequentato l’associazione, ma la settimana scorsa sono entrato nella nuova sede della Cooperativa scout Il gallo, e mi sono trovato a ordinare una divisa completa da lupetta, taglia otto anni: la mia figliola maggiore ha iniziato da un paio di mesi la sua vita in branco e, anche se il fazzolettone che portano a Chiesanuova è diverso da quello del Bologna 16, è impossibile non riconoscere nei suoi occhi di scolara delle elementari lo stesso entusiasmo che provò suo padre da cucciolo”.

Ortensia Ferrara