Giovani sdraiati e arresi? Macchè (sotto il sole si alzavano in piedi per i momenti importanti anche quando il consiglio era di restare seduti, per sopportare la calura dell’arena del Coraggio). Insomma, protagonisti con la volontà di avere più coraggio per il bene comune dentro le città. Questa l’immagine che esce, nitida, alla fine della Route nazionale. Ragazzi che percorrono strade di coraggio e giocano su quel “diritti al futuro” che fa parte dello slogan: diritti nella direzione, ma anche stando diritti, a testa alta, e diritti anche come sostantivo: i diritti che vogliono definire per il futuro.
La Carta del coraggio è stata scritta ed ora è pronta per essere consegnata alle autorità civili, ecclesiastiche e associative presenti sotto il palco di San Rossore. Una rappresentanza degli alfieri che hanno partecipato ai lavori parlamentari di stesura e approvazione del testo, sale sul palco al termine della messa finale e ne legge un estratto: “Coraggio è responsabilità, è vincere l’indifferenza, rimboccarci le maniche”; “coraggio è credere, è essere Chiesa vivendo secondo l’esempio di Gesù”; “la vita vissuta con coraggio è più vera”. Stanno parlando a nome di tutti i 30.000 presenti che dopo qualche ora torneranno nei loro paesi e nelle loro città per essere “sentinelle di positività e promotori di cambiamento”. È un documento forte, con il quale i rover e le scolte d’Italia si prendono l’impegno di essere cittadini attivi, promotori di reti associative e della partecipazione con le amministrazioni locali; di sostenere la legalità e l’istruzione, di preservare la bellezza del territorio, di fare del lavoro una vocazione.
Sottolineano che la famiglia, qualunque famiglia basata sull’amore e il rispetto, è la comunità privilegiata per la formazione della persona e vogliono vivere consapevolmente l’amore autentico. Si impegnano ad essere membra vive della Chiesa e a farsi portavoce delle necessità dei giovani. C’è molto spazio per il servizio al prossimo, naturalmente, con l’impegno a restituire dignità ai senzatetto, ai carcerati, ai disabili. Allo stesso tempo, questi ragazzi chiedono alle autorità ecclesiastiche e civili di camminare accanto a loro, di “aiutarci ad aiutare”, di essere riconosciuti come risorsa gratuita e volenterosa. Sotto il palco, con uno strappo alla regola e al protocollo di sicurezza, si radunano tutti gli alfieri sventolando al cielo le cartelline viola che contengono la Carta del coraggio i cui punti principali scorrono in evidenza sul maxischermo dell’Arena. Cantano e ripetono che “l’alfiere paura non ne ha”.
Agnese e Giacomo, la scolta e il rover presidenti del Consiglio nazionale R/S, consegnano il documento al presidente della Cei, cardinale Bagnasco, e al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che assicura “vi prendo sul serio”. Viene consegnata e presa in carico anche dai vertici dell’Agesci, per mano della Capo Guida Rosanna Birollo, del Capo Scout Giuseppe Finocchietti e dei Presidenti del Comitato Nazionale Marilina Laforgia e Matteo Spanò. “Avete dimostrato di poter essere veramente protagonisti: ora che tornate nelle vostre città dovete praticare, rivendicare e promuovere questo protagonismo in spazi di rilevanza sociale”, sottolinea Laforgia.
L’Associazione intera si fa carico degli impegni concreti presi con la Carta del Coraggio: “la Route ha sancito un patto di fiducia tra adulti e ragazzi – continua Spanò – e marca un punto di demarcazione tra l’Agesci di ieri e di domani: vi aspettiamo a Bracciano, al Consiglio Generale 2015 per verificare la Route nazionale e decidere insieme i prossimi passi per concretizzare la Carta del coraggio. E’ una nuova primavera.”
Una primavera di 30.000 ragazzi e ragazze intorno ai vent’anni che non hanno solo la speranza di cambiare il mondo, ma concretamente si impegnano a farlo, con la complicità di adulti che credono in loro e nel loro saper essere sentinelle di positività.
Elisa Carraro
(foto di copertina: gli alfieri sotto il palco – credit Giacomo Bindi)