Quello di San Rossore è stato un doppio ritorno a casa, per Matteo Renzi. Tra gli scout dell’Agesci, e nella redazione di Camminiamo Insieme, giornale di cui è stato caporedattore. Erano anni lontani, quando si firmava Zac (pensando a Zaccheo, l’uomo del sicomoro) e iniziava a fare politica. Oggi però Matteo fa il presidente del Consiglio dei ministri del suo Paese. E tre rover e scolte hanno da chiedergli conto di tante cose. Con il cuore, ma senza sconti. Come si fa tra persone che sanno dare la giusta importanza alle cose. E lui sta al gioco, anzi all’intervista: sotto il tendone del Media Center di San Rossore, assediato da ragazzi che gli chiedono un autografo o giornalisti e fotografi che cercano di capire un suo sguardo, una sua battuta. Renzi non si sottrae: parla per oltre 40 minuti seduto a un tavolo di cartone riciclato davanti a un rover di 18 anni, due scolte di 20 e 17 anni (che hanno saputo solo due ore prima che avrebbero dovuto intervistare il premier, ma sono riusciti a mettere in fila 14 domande), con qualche battuta dell’attuale caporedattore di questo piccolo e glorioso giornale.
Ha parlato a tutto campo. Dell’essere scout e della riforma del Senato. Del lavoro che ancora non c’è e della scuola che rappresenta la sfida più importante (su cui coinvolgere anche le associazioni, scout compresi). Della pace e delle sfide geopolitiche nell’area del Mediterraneo e per l’Europa. Del suo proposito di terminare con la politica (ma senza tornare nei panni del capo scout) e della Carta del coraggio scritta dai rover e dalle scolte dell’Agesci proprio qui a San Rossore. Ecco qua tutto quello che ci ha detto. Parola per parola.
Sara Caspani: Perché vale la pena restare in questo Paese?
Matteo Renzi: Perché è il Paese più bello del mondo. Lo è oggettivamente. Io non ho niente contro chi decide di andarsene, però l’esperienza degli scout mi ha insegnato che se vedo qualcosa che non va, cerco di cambiare le cose, non provo a cambiare Paese. Il mio augurio ai ragazzi , quelli della branca R/S, è che quando vedono cose che non vanno provino a cambiarle, senza scappare. Poi se qualcuno vuole andare all’estero, il mondo globale è bellissimo, affascinante. Però l’auspicio da presidente del Consiglio è che la gente possa tornare. Questo è il Paese più bello del mondo, e se talvolta per colpa nostra ha dei limiti, dobbiamo sforzarci di cambiarli.
Martina Pinna: Qual è la tua impressione sulla Route nazionale, vista da dentro?
Matteo Renzi: Ho visto poco, ho visto il campo, ho visto il bellissimo lavoro dei ragazzi, degli alfieri, ho seguito un po’ di testimonianze, parlando a tavola quando sono arrivato. Per me la Route nazionale è un grandissimo sogno, che io non ho potuto vivere né da rover, né da capo. Provammo a lanciarla ma ci andò male. Se ci pensi la Route fu nell’86, io nell’86 ero lupetto, quindi non ce la facevo. Poi nel ‘97 abbiamo fatto due cose: la GMG a Parigi: “Costruttori di cattedrali”… e la Route nazionale delle Comunità Capi ai Piani di Verteglia a cui partecipai. Quindi non l’ho vissuta, però mi pare una bellissima dimostrazione di presenza. Quelli che dicono che i ragazzi di oggi sono sdraiati o bamboccioni, se passassero da San Rossore cambierebbero idea.
Paolo Orlandi: La crisi continua, nonostante gli sforzi. Come si può trovare una risposta al bisogno di lavoro ora, subito? Tu cosa fai per ovviare a questo?
Matteo Renzi: Il lavoro non lo crea il presidente del Consiglio o il Governo. Il lavoro lo creano le imprese quando sono messe nella condizione di farlo. Quindi quello che può fare un politico è cercare di rimuovere gli ostacoli: un fisco troppo oneroso, una giustizia civile che scoraggia gli investimenti perché troppo lunga, un sistema di competitività del Paese che vuol dire pubblica amministrazione inefficiente. Sono le cose difficili e noiose da dire, però, sono anche quelle che danno veramente il senso del cambiamento. Quindi il presidente del Consiglio non può creare lavoro, per decreto, può cercare di rimuovere gli ostacoli. Negli ultimi due mesi noi abbiamo fatto in Italia 108.000 posti di lavoro in più, sono 108.000 persone hanno trovato lavoro e non l’avevano. È un primo passo. Non è ancora sufficiente, e però la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il sistema del Paese e renderlo più snello e efficiente.
Paolo Piacenza: Pensavi che fosse così complesso? E’ diverso da come te lo aspettavi?
Matteo Renzi: Mi verrebbe voglia di dire sì e no, una risposta “politica”. In realtà è: le cose da fare sono molto semplici, non c’è da fare cose difficili. E forse proprio perché sono semplici sono difficili da fare. Quello che è più difficile del previsto sono le incrostazioni, le resistenze. Credo che sia stato importante fare la riforma. La cosa positiva del Senato è che finalmente i politici cambiano sé stessi. Questo vuol dire che non c’è più potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti. Se vogliamo fare bene, bisogna cambiare tutti. Da questo punto di vista è più semplice e più difficile del previsto.
Sara Caspani: Chiuse le emergenze, quale impegno ti prendi verso i bambini e i giovani?
Matteo Renzi: La scuola. A settembre partirà questa grandissima cosa della scuola e chiederò a tutti i mondi associativi di fare una consultazione su questo. Mi piacerebbe poter coinvolgere anche la Branca R/S, per esempio con gli alfieri o con le modalità che magari Camminiamo Insieme ci aiuterà a individuare, perché noi faremo una grande battaglia sulla scuola. L’Italia dei prossimi anni non dipenderà dalle slide sulla crescita, +0,1 o -0,1: dipenderà da come cambieremo la scuola. E la scuola non la può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono cambiare le famiglie, gli studenti, i professori. Quindi priorità è la scuola.
Martina Pinna: Come metti in relazione la tua carriera politica con il tuo essere stato, e quindi essere ancora, scout? La tua Promessa scout influisce ancora oggi sulle tue decisioni?
Matteo Renzi: Ci provo. Con tutte le difficoltà del caso, che non sono le difficoltà del presidente del Consiglio, ma di una qualsiasi persona che ha preso la Partenza scout (la tappa conclusiva del percorso di crescita proposto dall’Agesci, ndr). L’uomo e la donna della Partenza cercano di vivere quotidianamente la propria fedeltà ai valori che sono per lui o per lei irrinunciabili. Poi sa che ogni giorno fatica, compie degli errori, riparte. Questa è la normalità della vita quotidiana per una coppia, per un operaio, per un professore, per un capo scout, per un rover, per una scolta ed è così anche per chi fa politica: cercare di mantenersi fedeli agli ideali che non vuol dire non fare mai compromessi. In politica capita spessissimo di fare dei compromessi, ma di non tradire mai l’ideale per il quale ti muovi. Ecco il compromesso: è la mediazione del giusto in politica, quindi di ascoltarsi. Ma se la mediazione diventa tradire l’ideale allora non è più politica. Semel scout, semper scout.
Paolo Orlandi: Qual è il ricordo più significativo della tua esperienza scout?
Matteo Renzi: Beh ce ne sono tanti… Non è giusto dirne uno anche perché sia da rover, che da capo per me sono stati tantissimi i momenti belli. Dovessi dirne uno direi quando da capo in route ci siamo persi e abbiamo dormito all’addiaccio. Eravamo tra l’altro in Garfagnana, non è che ci siamo persi nell’Amazzonia… Poi tra l’altro era l’inizio degli anni dei cellulari e c’era stata una lunga discussione se portare o no il telefono cellulare in route; io mi ero impuntato sul fatto che nessuno dei ragazzi dovesse portare il telefonino. Era il 1996, o il 1997. Per cui, alla fine, persi senza telefonino. Mi ricordo che il maestro dei novizi, Miki, ci stava aspettando, perché arrivava a prender sua sorella dalla route. Non ci vide arrivare se ne andò tranquillamente a dormire in tenda, dicendo “Beh arriveranno domani”. Poi ho riflettuto a lungo sul fatto se forse sarebbe stato meglio o peggio avere il telefonino. Però è stato bello così.
Sara Caspani: Noi siamo portatori di certi valori e questi valori sembrano essere quasi in contraddizione con quello che invece è il messaggio dei mass media. Cosa credi possa fare il governo?
Matteo Renzi: Il governo non è la vostra sponda, voi siete il governo. Voi siete i responsabili della cosa pubblica. Mi direte: Ma come, Matteo vieni a dirlo a noi tu che sei il presidente del Consiglio? E’ così , però… Se c’è una cosa bella che ti insegna il messaggio di B.-P. è di guidare da soli la propria canoa… Vuol dire che se vedi qualcosa che non va, puoi cambiarlo. Quindi direte: se noi non condividiamo certi valori dobbiamo provare a cambiarli. Certo è difficile. Ma io penso che si possa provare a cambiare il mondo. E questo è l’obiettivo della Branca R/S: cambiare il mondo, cambiare sé stessi per cambiare il mondo. Poi uno non ce la fa, e tutti i giorni riparte. Tutti i giorni è un costante ri-iniziare da capo. Però non credo che il governo vi debba aiutare, siete voi che dovete aiutare il governo a essere fedeli ai valori e agli ideali…Questo ragionamento significa che il governo non è qualcuno di esterno a me che mi spiega quello che devo fare, sono io un buon cittadino se mi faccio sentire.
Martina Pinna: Cosa consiglieresti ai ragazzi che si stanno avvicinando alla politica?
Matteo Renzi: Gli dico che è un’esperienza meravigliosa, che non è vero che la politica fa schifo, talvolta ci sono dei politici che fanno schifo, ma la politica è un’esperienza meravigliosa che… è un’esperienza che ti mette a contatto con la realtà per cui talvolta devi anche faticare per trovare le mediazioni alte e i compromessi e però anche non lo devono fare per sempre. La politica si fa per un periodo non per sempre. I nostri genitori hanno vissuto la politica come un mestiere da iniziare giovani e finire mai. Quindi magari quando perdevano le elezioni gli davano in cambio le aziende partecipate: lo sistemavano in una municipalizzata… E così hanno rovinato la politica. La politica non può essere fatta per sempre, la fai per un periodo di tempo… E’ bellissimo, poi devi fare altre cose perché fuori dalla politica c’è la vita che è più bella, anche della politica.
Paolo Orlandi: La pace è uno dei valori fondanti dello scautismo. Tu come presidente del Consiglio sei chiamato a prendere decisioni politiche in merito alle spese militari. Come ti muovi tra questi due fuochi?
Matteo Renzi: I partigiani sono morti per difendere la pace. C’è stato un momento in cui per difendere la pace i nostri nonni hanno imbracciato il fucile, quindi difendere la pace è un valore straordinario, ma difficile da vivere nella quotidianità quando hai situazioni di assoluto dramma. L’esempio dei partigiani è l’esempio più forte. Ovviamente il mondo cambia, se pensate che noi siamo qui con il fazzolettone con una Promessa e questo movimento l’ha fondato un generale che lo ha immaginato come addestramento mentale, psicologico caratteriale ma anche come addestramento fisico, capite che anche il movimento scout è cambiato molto in questi anni… Per cui io non so immaginare che cosa accadrà nei prossimi. So che noi dobbiamo costruire la pace, per costruire la pace occorre, paese per paese, difendere la libertà e chi costruisce la pace. Questo in generale vuol dire per esempio che, dove ci sono, i caschi blu dell’Onu devono fare caschi blu. Io sono rimasto sconvolto quando nel 1995 – avevo appena preso la Partenza – a Srebreniza i caschi blu restarono a guardare delle persone che violentarono le donne davanti ai mariti e poi uccisero i mariti davanti alle mogli. E i caschi blu stavano lì a guardare. Lì i caschi blu dovevano intervenire. Difendere la pace in quel momento non era stare a guardare, era intervenire e bloccare quel massacro.
Le spese militari sono un’altra cosa… Sono un tema molto complicato. Quando fai delle spese che sono inutili solo per il gusto di buttare via soldi, e purtroppo ci sono anche queste realtà, ti senti piangere il cuore pensando che la più grande spesa militare che puoi fare è investire in educazione. La più grande arma per costruire la pace non è l’F35 o l’Eurofighter, è la scuola. Non lo dice un partecipante alla Route, me lo diceva il presidente dell’Egitto che è un generale, Al Sisi: sabato scorso ero in Egitto e lui mi diceva per costruire la pace bisogna fare la scuola e guardate che è bellissimo. Da noi poi naturalmente le spese militari sono.. è molto complicato parlare di spese militari in quanto tali.. dalle spese militari è nato internet ed è nato l’iphone, però in alcuni casi le spese militari sono anche spese buttate via dobbiamo avere l’intelligenza di capire che cos’è la spesa militare: è la coccardina per il generale 18 stelle o è uno strumento che va nella ricerca spaziale per dare una mano all’economia? Sono due cose molto diverse. Io per esempio sono convinto che la spesa per la difesa italiana debba essere indirizzata in alcuni canali chiari, che sono quelli che si collegano alla ricerca scientifica, non alla costruzione di strumenti inutili e fuori dalla realtà.
Paolo Piacenza: C’è anche un po’ di disattenzione anche nostra? Prima parlavi dell’Egitto in questi giorni sentiamo parlare dell’Iraq, di Gaza, della Siria… E il nostro Paese una volta era protagonista in politica estera soprattutto nell’area mediterranea…
Matteo Renzi: Secondo me, sì. Noi dobbiamo recuperare un ruolo. Io ho fatto da presidente del Consiglio la prima visita in Tunisia, sono stato in Egitto, vivo con grandissima sofferenza ciò che sta avvenendo in Libia, sono molto preoccupato della Libia… Poi c’è il grande tema della questione fra Israele e la Palestina dove c’è il diritto di Israele a vivere sicuro e il diritto del popolo palestinese ad avere una patria, sono due diritti, che ormai sono due doveri per la comunità internazionale. C’è il grande tema dell’Ucraina, ciò che è accaduto in queste settimane… E poi c’è questo tema della Siria e dell’Iraq che sta portando al fondamentalismo e al terrorismo, all’uccisione di persone in ragione della loro fede. Non ci sono mai stati tanti martiri cristiani come in questo periodo. Se voi guardate i giornali di oggi ci sono le foto con le case della N di Nazareno, la N araba messa sulle case delle città: vuol dire che là ci sono dei cristiani che si possono uccidere. Mi ha colpito molto… Ero con Agnese quando abbiamo accolto Meriam, la ragazza sudanese che ha partorito in carcere la propria figlia, perché era cristiana: era in carcere per la propria fede! L’Italia è andata a liberarla: ecco il protagonismo che dobbiamo avere. L’Italia se l’è fatta consegnare dal Sudan e il Sudan l’ha consegnata… E questo mi ha fatto molto piacere. Però sulla risposta geopolitica sì, io sono totalmente d’accordo con te, l’Italia deve recuperare un ruolo, e l’Europa deve recuperare un ruolo, perché l’Europa in questi anni è stata assente dalla politica estera. L’Europa si è occupata di tutto sulle burocrazie e non ha parlato delle questioni vere, delle questioni grandi, per esempio del fatto che il Mediterraneo è giocoforza il nostro futuro. Dobbiamo allargare al Mediterraneo l’Erasmus, cioè dobbiamo portare i giovani egiziani a fare l’Erasmus in Europa, dobbiamo portare gli scambi di ingegneri, dobbiamo far sì che quest’aria del Mediterraneo…
Paolo Piacenza: Ci sono troppe gelosie nazionalistiche insomma…
Matteo Renzi: Ci sono state anche alcune scelte un po’ discutibili dei vari organismi internazionali. Ecco questo è un grande tema, solo che se io parlo di questo sui giornali (qui lo dico ai redattori di Camminiamo Insieme) ho un trafiletto, se io parlo di Beppe Grillo… immediatamente ho dieci pagine. Se io adesso vado fuori e dico che gli scout sono stati fighi, che hanno fatto cose bellissime, che la politica internazionale è fondamentale, che dobbiamo combattere contro il martirio cristiano nel mondo, che le spese militari vanno riorganizzate, non lo riprende praticamente nessuno. Se poi dico ah la sapete quella su Beppe Grillo… I giornali domani: “Renzi e Grillo” o “Renzi e Berlusconi” oppure “Renzi ai dissidenti”. E’ così.
Paolo Piacenza: A me pare che tu riesca abbastanza a giostrarti…
Matteo Renzi: Io non riesco…. Io per esempio mi sento molto in colpa sulla comunicazione, cioè io credo di non essere bravo a comunicare.
Paolo Piacenza: Credi di non essere bravo a comunicare?
Matteo Renzi: Sì, credo di non essere bravo a comunicare. Le cose che abbiamo fatto in questi mesi io non sono riuscito a comunicarle bene. È un paradosso per molti, non ci crederesti mai… non mi si fila nessuno.
Dal pubblico: E la gavetta a Camminiamo Insieme?
Matteo Renzi: Camminiamo Insieme è… Beh però Camminiamo Insieme dipende molto dalle redazioni, io sono stato uno dei peggiori caporedattori di Camminiamo Insieme… No, sinceramente ho fatto un casino. Era l’inizio della parte telematica, tante mail, grandi dibattiti, però graficamente avevamo dei margini di miglioramento… Però è un’esperienza che ho le cuore. Mi firmavo Zac per non firmarmi Matteo perché già iniziavo a fare politica.
Domanda dal pubblico: E quale è il tuo totem scout (soprannome tradizionale che gli scout si danno tra loro, ndr)
Matteo Renzi: Grillo esuberante
Marco Lucà (redazione Media center San Rossore): Posso twittarlo?
Matteo Renzi: No grazie, se lo twittate domani tutta l’attenzione è su di me, non sulla Route. Io per esempio di là non ho parlato con gli alfieri… Comunque quando mi scrissero la G sul braccio io pensavo: ghepardo… giaguaro… E invece no, grillo! Devo dire che alla cerimonia del mio totem c’era anche un personaggio molto discutibile che fa il presidente dell’associazione si chiama Matteo Spanò: abbattetelo perché sennò…
Sara Caspani: Al giorno d’oggi soprattutto noi giovani facciamo molta fatica a credere in Dio. Tu alla nostra età com’è che sei riuscito a non smarrire questa strada?
Matteo Renzi: Io non sono molto d’accordo sul fatto che ci sono meno giovani che credono, casomai c’è un problema di istituzioni… Secondo me, c’è più una ricerca di senso religioso nelle nuove generazioni. Poi può darsi che sbagli, non ho il polso della situazione come potete averlo voi… Dopodiché, per come la vedo io, la fede è un incontro con una storia nella quale tu credi, e che poi ha la chiesa, la comunità che ti sta attorno, la famiglia come punti di riferimento ma è innanzitutto un incontro personale.
Alcune delle discussioni più belle che io ho fatto in clan sono state quelle con ragazzi che poi non hanno preso la Partenza perché non accettavano la scelta cristiana. Non so se questo è un dibattito che ancora c’è… Però per noi, nel nostro clan, se tu non facevi la scelta di fede non prendevi la Partenza e prendevi l’Uscita. Ed erano discussioni belle… Tra i momenti più belli che io ho vissuto sono quelli delle discussioni fatte magari prima di andare a letto in tenda. Poi nel mio caso io mi addormentavo quasi subito per cui… con sommo gaudio del clan che a quel punto faceva di tutto… Sprezzo dello stile e del pericolo… O al mattino presto sui grandi temi…
Però io ho grande rispetto per chi ha dubbi e mi fa rabbia chi vive questo tema in modo tranchant, bisogna ascoltarsi… Per esempio se io oggi fossi un capo scout terrei questo tema come è stato per me uno dei temi più belli di discussione. Ho sentito anche un po’ di discussione di là (nel parlamentino, ndr) sulla chiesa che mi fa pensare che cambino i tempi, ma le discussioni dentro i clan sono, non dico le stesse perché non è vero, anzi ho visto una grande maturità… Comunque, credo che domani e nelle prossime settimane e mesi avrete modo di parlarne in tutte le sedi. Quanti Capitoli fatti sulla fede… Si fa ancora il Capitolo (strumento del metodo scout per confrontarsi su un tema all’interno della comunità, ndr)…?
Paolo Piacenza: Quest’anno abbiamo fatto il Capitolo nazionale sul coraggio…
Matteo Renzi: Il coraggio è stato il Capitolo nazionale? Quindi nonostante Spanò – questo potete twittarlo – l’Agesci continua nella fedeltà…
C’è quella frase bella, durante la Partenza, una delle cose più belle è quando vengono dati i simboli della Partenza e a me ha sempre colpito la frase del Vangelo in cui non dice voi siate il sale della terra… Dice voi siete il sale, non siate il sale. E’ una cosa molto bella. Non è un congiuntivo esortativo: è una constatazione. E su questo ci abbiamo fatto centinaia di discorsi sulla Partenza che potrei adesso ripetervi addormentando tutti. Di Partenze belle… L’hike (percorso a piedi in solitaria in occasione dell’ultimo atto del cammino scout, ndr) della Partenza più bello che ho dato a un ragazzo è stato da Santiago de Compostela a Finisterre. Poi però l’ho fatto tornare per conto suo. Aveva più o meno un orario per tornare, ma aveva ormai più di 18 anni, per cui anche i genitori…
Sara Caspani: Sulle decisioni: tu fai delle scelte di grande portata… Dove trovi il coraggio per farlo?
Matteo Renzi: Per me la politica è decidere, pensare, riflettere, ascoltare… ma la politica è decidere. Specie in questo momento in cui l’Italia viene da tanti periodi di rinvio. Io credo che l’esperienza scout da questo punto di vista ti metta di fronte alla scelta: scelta è una parola scout, il bivio. E tutti noi sappiamo che si può sbagliare: come sbagliano tanti capi, come sbagliano tanti rover, tante scolte, come sbagliano anche tanti politici… Però il valore della scelta, il coraggio di decidere per me è un punto fondamentale. Ed è una delle cose che più mi porto dietro dal mondo scout. Ci sono dei momenti in cui tu puoi sbagliare, però devi prenderti la responsabilità di andare in una direzione o nell’altra. Non credo nemmeno che si possa parlare di coraggio, perché se non sei pronto a fare queste cose non puoi fare politica. Quelli che vanno in politica e vivacchiano distruggono la politica e se stessi, perché se tu non scegli, la politica diventa semplicemente il mantenimento della poltrona. Che può essere piacevole ma è fine a sé stesso. Ecco perché i politici devono essere come lo yogurt: a un certo punto devono scadere, non lo puoi fare per sempre. Vale anche per me, per me è già iniziato il conto alla rovescia per essere rottamato io. Non puoi continuare a pensare, come succede in Italia, che inizi a fare politica a vent’anni e finisci a 80. E finisci magari perché ti mandano via a calci nel didietro.
Paolo Piacenza: Allora poi torni a fare il capo scout?
Matteo Renzi: Fortunatamente per l’associazione, no. L’associazione è stata una bellissima esperienza per me, non sarei quello che sono se non avessi fatto le route, io ho provato la bellezza del confronto in CoCa (Comunità capi, ndr) come in Branca… Però credo che il servizio in associazione per me sia finito. Sono abituato ad aprire e chiudere delle pagine: io sono scout, rimango scout, sarò sempre scout, proverò sempre ad essere fedele ai valori dello scautismo laddove ci riuscirò. Ma lo scautismo attivo fortunatamente per i ragazzi del gruppo scout Pontassieve 1 è passato. Anche se devo dire che vedere mio figlio tornare dal raid ieri l’altro… Ci sarebbe da discutere sull’utilità delle missioni di squadriglia viste dall’osservatorio dei genitori. Ricordo quando i nostri capi ci dicevano: “Voi cambierete giudizio quando sarete genitori” e noi dicevamo “No”. Adesso confermo il no, ma non so quanto sono onesto con me stesso fino in fondo…
Martina Pinna: Hai assistito ai lavori parlamentari per la stesura della Carta del coraggio. Ritieni che possa contribuire al cambiamento che stiamo aspettando?
Matteo Renzi: Sì. Sia nel metodo che nel merito. Nel metodo perché ho visto dei ragazzi capaci di ascoltarsi, e talvolta non lo sono neanche i parlamentari. Nel merito perché le cose che ho sentito e che ho letto sono le cose su cui si gioca il futuro dell’Italia. I politici non devono mettere bocca nello scautismo e gli scout non fanno politica in quanto scout, fanno politica come cittadini. Però trovo che sia molto utile la Carta del coraggio. E se ce la facciamo quel gruppo di alfieri lì o allargato o diversificato – vedremo le formule che l’Associazione vorrà – io li vorrei coinvolgere sulla questione della riforma della scuola.
Intervista a cura di Sara Caspani, Martina Pinna, Paolo Orlandi, Elisa Carraro, Paolo Piacenza e Mattia Cecchini
(Nella foto di copertina Matteo Renzi intervistato dai redattori di Camminiamo Insieme – credit di Ephrem Nastasio)