Luca Mercalli è Presidente della Società Meteorologica Italiana e membro del Climate Broadcasters Network dell’Unione Europea, gruppo di presentatori meteo esperti in comunicazione del rischio climatico e ambientale. Fa parte dello staff di Rai 3 di Che tempo che fa. Tra i suoi libri “Filosofia delle nuvole”, “Che tempo che farà”, “Viaggi nel tempo che fa”, “Prepariamoci” (Premio Selezione Bancarella 2012).
– Dott. Mercalli, come sta il pianeta Terra?
«Direi che sta maluccio, ha un male che non dà sintomi evidenti eppure esiste. La scienza i sintomi li vede bene».
– Si può dire che l’uomo si stia facendo male da solo.
«Sicuramente! Abbiamo costruito un’economia dissipativa, preleviamo quantità enormi di risorse dalla natura e restituiamo rifiuti, arrecando così grandi danni. Inoltre scegliamo di essere ignoranti. Oggi la scienza ci mette a disposizione gli strumenti per capire l’entità di questi danni, ma noi facciamo di tutto per dire che non sono reali. Dietro questo atteggiamento ci sono interessi che valgono per tutti: lo stile di vita consumistico crea una sorta di dipendenza. È anche un problema antropologico, l’umanità non è mai stata capace di ascoltare gli avvertimenti a lungo termine, quasi sempre ha rimosso e ignorato. Quando però i danni diventeranno irreversibili e globali ci sarà costato caro».
– Lei ha studiato meteorologia e climatologia e la sua biografia racconta che questi temi la interessavano fin da ragazzo.
«Ho iniziato a studiare i ghiacciai agli inizi degli anni ’80. Fino al ‘90 è stata pura ricerca scientifica, non ci vedevo nessuna implicazione socio-politica. Era quasi una fuga, mi ritiravo da un mondo reale, raccoglievo i miei dati e tutto finiva lì. Il mio graduale mutamento è stato sollecitato dai fatti climatici, anno dopo anno perdevo i miei ghiacciai per l’aumento di temperatura. Parallelamente cresceva la consapevolezza dei cambiamenti. Non si poteva più stare zitti, bisognava partecipare. Ho scelto di diffondere a tutti in maniera chiara quello che la scienza sapeva. Oggi a 50 anni penso che forse non servirà a nulla, ma sono contento di averlo fatto. Ha dato un senso alla mia vita perché non sono stato complice. Sono però disilluso perché da 30 anni diciamo le stesse cose circondati da una totale indifferenza».
– Gli scout hanno nel rispetto del Creato uno dei fondamenti del proprio agire. Cosa ciascuno di noi può fare per salvare la Terra?
«Se non si fa niente oggi, sono proprio i giovani che avranno i maggiori problemi. La mia esortazione è “fatevi sentire”. Con gli attuali mezzi di comunicazione è facile aggregare su temi importanti come questi. Usateli per progettare un futuro che vi riguarda. Con l’enciclica “Laudato sii”, Papa Francesco ha fatto una cosa magnifica sia per la qualità dei dati scientifici che per il richiamo morale ed etico. Dentro c’è scritto tutto, la Terra rischia di essere devastata dalle nostre azioni. Non si chiede di tornare al Medioevo, ma di fare un salto in avanti riducendo l’impatto sull’ambiente concretamente. Si tratta di iniziare nella propria vita una dieta nei consumi, impegnarsi nel risparmio energetico, passare alle energie rinnovabili, limitare i propri acquisti. Dovremmo avere un mondo durevole, di cose che siano ben fatte, che non producano rifiuti a breve. Si tratta di riflettere bene sulle scelte quotidiane».