Costruttore di ponti

Intervista con Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni

Abbiamo voluto incontrare Paola e Claudio, genitori di Giulio Regeni, il giovanissimo ricercatore italiano che un anno fa al Cairo, in Egitto, ha trovato la morte tra atroci sofferenze: le circostanze sono tutte da chiarire e da quel giorno gran parte della società civile italiana, e non solo, chiede a gran voce “Verità per Giulio Regeni”.
Giulio era impegnato in un dottorato di ricerca per l’Università di Cambridge su temi legati alla situazione dei movimenti sindacali indipendenti egiziani dopo la rivoluzione del 2011. Giulio è stato un giovane uomo impegnato nell’approfondire il perché di tante ingiustizie sociali e ha vissuto il suo tempo nell’incontro vero e profondo con l’Altro: un vero costruttore di ponti.

NON C’È GIUSTIZIA SENZA VERITÀ

D – Non c’è giustizia senza verità. Cosa significa questa espressione per voi?
R «Forse si dovrebbe scambiare la posizione delle parole, così cambia anche il senso, il cammino che stiamo percorrendo, in cui solo la verità può portare alla giustizia.
Dobbiamo capire chi e perché ha lasciato che venisse fatto del male a Giulio, un male fisico, ma anche morale, che lo ha toccato nella sua dignità profonda. Giustizia per Giulio per ridare e dare la dignità della vita a tante altre persone, vittime della violenza di altri prepotenti».

D – Giulio ha scelto di dedicare la sua vita all’impegno sociale: i suoi studi, le sue ricerche hanno puntato sempre alla giustizia, alla legalità, alla democrazia, alla parità di diritti. Come è cresciuta in lui questa passione per il bene comune?
R «Fin da molto piccolo, Giulio era attento alle disparità, alla mancanza di rispetto, alle ingiustizie, le evidenziava sempre, probabilmente osservava molto le relazioni sociali, gli piaceva sempre ascoltare i discorsi della gente. Fondamentale è stata l’esperienza del Governo dei Giovani a Fiumicello, attività che ha svolto dalla quarta primaria alla seconda media, ne è stato anche sindaco. Questa esperienza ha messo in risalto suoi aspetti che forse neanche noi famiglia conoscevamo, per lui la partecipazione e l’esercizio della democrazia erano aspetti del suo modo di essere e stare al mondo con gli altri. Crescendo ed incontrando altre realtà e proposte culturali, tutto ciò si è affinato ed ha preso poi forma con la scelta degli studi, UWC (United World College, Collegi del Mondo Unito) il college nel New Mexico con 80 nazionalità diverse insieme, gli studi sulle lingue e sulla politica internazionale e sui paesi in via di sviluppo e tanto altro ancora…».

D – Giulio è divenuto il simbolo di tutte quelle persone, giovani soprattutto, che si muovono in prima linea per un mondo migliore. Come si risponde a quelli che dicono “meglio stare a casa propria”?
R «Ricordiamo la canzone, Strawberry Fields Forever” [dei Beatles, NdR] in cui John Lennon cantava: “La vita è facile ad occhi chiusi” mentre chi li apre e vuole vedere cosa succeda veramente al mondo, esce di casa per apprezzare la vita nella sua interezza e complessità, confrontandosi ed affrontando la realtà, mettendosi in gioco con tutti i rischi che ciò comporta, anche restando vicino alla propria casa».

 

Verità per Giulio Regeni

Foro di Alisdare Hickson

 

D – Lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni” ha incrociato le strade e gli sguardi di molti di noi. Cosa dobbiamo fare, assieme a voi, perché questo non resti solo un manifesto, perché la ricerca continui, perché infine vi sia restituita almeno la dignità della giustizia?
R «Lo striscione racconta tantissimo, racconta la solidarietà delle persone, un vero fiume in piena di azioni, pensieri, emozioni ed affetto; continuare con il giallo è modo per seguirci, scusate l’esempio ma, per noi, è simile ad una caccia al tesoro… seguite il giallo ed insieme troveremo la verità per la giustizia. In questi mesi dalla scomparsa di Giulio, abbiamo imparato tantissimo, abbiamo imparato che bisogna guardare i fatti della vita sempre da più punti di vista; quello che è successo a Giulio succede ogni giorno a tanti giovani in Egitto. Prima della sua tragedia, forse lo sguardo correva veloce, non si conosceva la realtà egiziana. Questa è una delle eredità che ci lascia Giulio e si ricollega proprio alla canzone dei Beatles: aprite gli occhi e siate solidali!».

D – Camminiamo Insieme arriva nelle case di circa 30.000 giovani in tutta Italia, giovani che come Giulio hanno scelto di mettersi al servizio. C’è qualcosa che volete dire a questi ragazzi, perché non perdano la speranza e la fiducia nel futuro?
R «Ringraziamo la vostra rivista importante che ci dedica questo spazio. La domanda non è semplice per noi genitori che abbiamo creduto nei valori del confronto, dell’apertura del dialogo anche se difficile ma crediamo, nonostante tutto, sia giusto continuare ad andare avanti per sostenere i propri ideali, ciò in cui si crede e in cui si sente in fondo che vale la pena vivere. La vita è un bene prezioso e, come tale, va protetto e sostenuto con le azioni. Grazie ancora per la preziosa opportunità che ci avete offerto per tenere viva l’attenzione sulla nostra battaglia».

 

Alessandro Giardina

 

L’appello di Amnesty International: #veritàperGiulioRegeni