Maiano Di Sessa Aurunca 2021
Clan Aldebaran (Guidonia 2), clan Odissea (S. Damiano 1), clan Ponte Del Diavolo (Manziana 1)
Quest’anno abbiamo deciso di partecipare a E!state Liberi!, un progetto ideato dall’associazione Libera, dove gruppi di ragazzi vivono per vari giorni in campi e beni confiscati alle mafie al fine di sensibilizzarsi sul tema dell’antimafia.
C’è chi aveva già trattato il tema delle mafie parlandone con il proprio clan, e chi invece ha scelto di andare e approfondirlo direttamente al campo.
Abbiamo scelto come destinazione il bene confiscato “Alberto Varone” a Maiano di Sessa Aurunca, dove ha sede ormai dal 2004 la cooperativa sociale “Al di là dei sogni”. Alberto è stato un imprenditore e padre di famiglia a cui è stata tolta la vita il 24 Luglio del 1991 per essersi opposto alle richieste maliziose della Camorra.
Durante la settimana ad ogni gruppo veniva assegnato un servizio per tutta la mattinata: c’era chi preparava i pasti, chi andava nei campi a raccogliere i prodotti della terra, chi aiutava i soci nella manutenzione del bene, chi entrava nell’impianto di trasformazione dove le materie prime vengono lavorate e trasformate in prodotti destinati al mercato, chi infine aiutava a raccogliere le patate di un terreno all’interno del carcere di Carinola, una casa di reclusione di massima sicurezza.
Il pomeriggio, dopo qualche ora di tempo libero, iniziava una delle parti più importanti e emozionanti del campo: la formazione.
I primi giorni erano dedicati all’argomento Camorra, in particolare alla spiegazione di come e chi fondò la Nuova Camorra Organizzata. Ci fu raccontato come nacque la cooperativa sociale e come mai prese il nome di Alberto Varone, approfondendo la spiegazione su cos’è un bene confiscato e di come può essere utilizzato.
Nei giorni seguenti durante le ore di formazione ci vennero raccontate le testimonianze di vittime innocenti, di parenti e di chi ha vissuto sulla propria pelle i soprusi della criminalità organizzata. Storie di madri, strappate ingiustamente ai figli, come quella di Silvia Ruotolo, assassinata l’11 giugno 1997 per colpa di un errore risultato fatale.
Storie di persone a cui è stata data una seconda possibilità e che sono cambiati radicalmente proprio come per iniziare una vita da persone nuove.
Storie di persone rinchiuse e rigettate perché considerate pericolose, diverse e non accettabili per le “persone comuni”, che però grazie alla cooperativa sono riuscite a riscattarsi e a reinserirsi nella società. In particolare ci è stata raccontata la storia di un ormai membro della cooperativa: Erasmo, un uomo sordo muto che non ha mai imparato il linguaggio dei segni e con problemi di autolesionismo quando veniva dimenticata la sua umanità, perché Erasmo voleva solamente essere considerato come persona invece che come un numero di letto d’ospedale.
Non potevano mancare le serate in cui noi scout, l’ACR e i ragazzi della cooperativa cenavamo e cantavamo, facevamo giochi e creavamo gruppo: perché alla fine si tratta sempre di gruppo, di amicizie e di ricordi.
Cosa ci ha lasciato
Ho capito che bisogna aver paura, ma più che della Mafia bisogna aver paura dell’omertà, del silenzio delle persone.
Ho capito che la Mafia è forte perché sono il nostro silenzio e la nostra indifferenza a renderla sempre più potente.
Bisogna insegnare, come Libera ha fatto con noi, a non chiudere gli occhi a non fare quel passo di lato ma a lottare, anche per chi la voce non c’è l’ha.
Non dobbiamo dimenticare ma continuare a raccontare, a parlare e a dare importanza alle storie di quelle persone che hanno dato la vita nella lotta contro la mafia.
Ci hanno insegnato che i pregiudizi sono solo scudi che mettiamo davanti ai nostri occhi per proteggerci da ciò che non conosciamo, anziché osare, conoscere e metterci in gioco.
Abbiamo subito notato quanta fiducia riponessero nelle persone che accoglievano utilizzandola quasi come mezzo per capire quanto l’esperienza li avesse maturati.
La stessa fiducia l’hanno riposta in noi accogliendoci calorosamente e facendoci sentire parte della famiglia nonostante non conoscessero le nostre storie.
Ci hanno fatto capire quanto la criminalità organizzata non sia poi così lontana da noi, perché la Mafia è dentro alle cose di tutti i giorni, dentro alla quotidianità di ogni singolo paese, e quindi non serve distinguersi tra Nord e Sud, dato che entrambi fanno parte dello stesso Stato, e se qualcosa c’è in più paesi, allora c’è in tutta Italia.
Questa esperienza ci ha dato l’opportunità di capire quanto siamo fortunati a non aver vissuto certe situazioni in prima persona.
Siamo infinitamente grati di aver potuto partecipare a questo campo e aver potuto conoscere queste realtà che ci hanno permesso di maturare un nuovo punto di vista sul mondo della criminalità organizzata.