Difendere il lavoro significa difendere la democrazia
Gigi Sedran
Scout e sindacalista
Farò il possibile affinché i poveri diventino ricchi come noi… bisognerebbe pregare Dio ogni giorno per questo, non appena ci è possibile. Ma pregare soltanto non serve a nulla, bisogna fare del bene. B.-P.
Quando i rover e le scolte a cui donavo il mio servizio di capo clan mi chiedevano che mestiere facessi, rispondevo: “mi occupo di trasformazione del lavoro per un’organizzazione no-profit di rappresentanza sociale”. “Wow! Roba tosta!” esclamavano. Un mestiere da terzo millennio! Se avessi detto “sindacalista” ci sarebbe stato un silenzio assordante perché si pensa che essere sindacalisti sia un mestiere del secolo scorso, quello delle fabbriche piene di ciminiere e della contrapposizione fra classe operaia e borghesia imprenditoriale.
Il Movimento sindacale ha storia antica perché nasce con la prima Rivoluzione industriale, quando i lavoratori che operavano in condizioni infernali incominciarono ad associarsi per contrastare le pretese dei “padroni del vapore” (letteralmente): paghe più alte e orari di lavoro meno totalizzanti erano le rivendicazioni di due secoli fa. Sembrerà strano, ma il Movimento sindacale nasce prima dei grandi partiti di massa che hanno attraversato il ‘900 come quello socialista, comunista o popolare.
La missione del sindacato è fin dalle sue origini quello di migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Oggi, come allora, il sindacato è in prima linea per evitare che la grande transizione economica, che viaggia sul binario della digitalizzazione (innovazione) e della decarbonizzazione (dismissioni), crei diseguaglianze, cercando la strada per una Giusta Transizione.
Mi piace pensare che in Italia (le principali sigle italiane sono Cgil, Cisl e Uil organizzate poi in federazioni che rappresentano le diverse tipologie di lavori) il sindacato mette in pratica l’art. 1 della Costituzione: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.”
Se la democrazia è quel sottile equilibrio fra i diritti e doveri, la stessa cosa capita nel lavoro: si deve trovare l’equilibrio fra i diritti/doveri di chi lavora e i diritti/doveri dell’impresa, un vero e proprio esercizio di democrazia economica.
Ma non sempre le cose vanno così lisce: capita che una fabbrica decida di chiudere o fallisca, lasciando i lavoratori in mezzo ad una strada assieme alle loro famiglie. Il sindacato cercherà in tutti i modi di salvaguardare i posti di lavoro, perché nel lavoro c’è la piena realizzazione di uomo libero e autonomo.
“La sovranità appartiene al popolo” continua l’art. 1 della Costituzione: il sindacato non è un’azienda ma una libera adesione di lavoratori, donne e uomini, che sono i “padroni” del sindacato. Sono loro la linfa vitale dell’associazionismo sindacale. “La forza del branco è nel lupo”: è nello stare insieme per far emergere le esigenze di nuove tutele che il sindacato è arrivato fino a qua, attraversando tre rivoluzioni industriali. È arrivato fino a qua perché è luogo di partecipazione vera ed esercizio di cittadinanza attiva; tutti noi dovremmo interessarci dei nostri diritti/doveri di lavoratori che sono poi i diritti/doveri del cittadino portati nel luogo in cui ciascuno svolge il proprio lavoro.
L’immagine elaborata è liberamente tratta dal documento:
https://www.etuc.org/sites/default/files/publication/file/2021-03/ETUC-Youth%20guide_IT.pdf
dell’European Trade Union Confederation (ETUC), la confederazione europea dei sindacati https://www.etuc.org/