Ogni cosa a suo tempo

Clan Punta di Diamante, Gruppo Fano 2

Il clan “Punta di Diamante” del Fano 2 ha condiviso con noi il percorso che nell’anno scout appena trascorso ha portato avanti nonostante le difficoltà, i sacrifici e i timori che tutti stiamo vivendo in questo 2020 impegnativo e disorientante.

In primavera, durante la quarantena, abbiamo prodotto un video a conclusione del capitolo affrontato sul tema della legalità.

Successivamente al lockdown abbiamo intrapreso una missione per ricominciare ad uscire, in solitaria, ed affrontare il mondo esterno. Ci siamo presi un tempo per uscire di casa a piedi o in bicicletta e raggiungere un posto speciale nella città. Senza cellulare ma con carta e penna abbiamo srotolato pensieri, emozioni e riflessioni riguardo il passato, la nostra vita “normale” prima degli stravolgimenti, il presente, con le paure, le mancanze, le meraviglie, e il futuro, che è fatto di sogni e di realtà, di possibilità. Una raccolta di lettere per fare memoria del tempo e dell’esperienza vissuta e guardare lontano più forti e consapevoli.

 

Spunti per riflettere…

“In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.
Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».” Marco 4, 35-41

“Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.” _ Papa Francesco, Benedizione eucaristica “Urbi et Orbi”, 27 Marzo 2020

“Uno scout è un uomo passabile in un salotto, indispensabile in un naufragio”. _ B.-P.

“Lui invece è follemente vivo, perché sa godere di tutte le cose per cui molti hanno smesso di gioire, non riuscendo più a riconoscerle come fonte di felicità a portata di mano. E come ci riesce? Facendo, in ogni situazione, la parte del naufrago: “solo quando si naufraga davvero, si trova ciò che si vuole davvero. Quando ci si trova davvero su un’isola deserta, ci si accorge che non è affatto deserta. Grazie all’arte di naufragare, ogni giorno si innamora della moglie e si stupisce di tutto quello che ha e che gli capita. Il suo segreto è ricevere (dal latino: prendere di nuovo, cioè come nuovo) tutto, come un regalo o, come diceva mia nonna, un presente. Ma per ricevere il presente bisogna accettarlo, a scatola chiusa. A renderci vivi è l’apertura rischiosa e fiduciosa a persone e situazioni, perché la vita sgorga e si libera solo quando la scegliamo senza limitarci a subirla.
Il virus sta facendo la parte dell’Uomovivo: è il naufragio che ci ha aperto gli occhi su balconi, cucine, riti e relazioni quotidiane, mostrandoceli come un approdo. Solo se mi ci aggrappo come un naufrago, il presente diventa, da isola deserta, luogo delle concrete possibilità date alla vita per fiorire. Non è un illusorio penso positivo ma un coraggioso prendo posizione: le potenzialità delle situazioni si scoprono solo se le riceviamo come si fa con i regali.” _ Alessandro D’Avenia

 

“Prima della quarantena non ero mai soddisfatta di quello che ero io, che facevo e che avevo.
Tendevo spesso a guardare il lato negativo e a non accontentarmi. In questo periodo di lockdown mi sono resa conto di quante persone ho intorno a me, i miei amici per cui a volte penso di essere un peso, un problema, mi hanno fatto capire che in realtà sono solo io che non faccio altro che farmi paranoie. Nonostante la lontananza infatti sono riuscita a sentirli vicini, si mi sono mancati. però li sentivo con me.
Questo mi ha fatto capire che ci tengono a me e che stanno con me perché vogliono stare con me. So che può sembrare stupido, però molte volte credo di essere di troppo nel mio gruppo di amici o a scuola ma non mi deludono mai e sono sempre pazienti con me e forse sono solo io che devo guardare la realtà semplicemente da un altro punto di vista: cambiare prospettiva.
Mi sono sentita molto fortunata perché al contrario di molti, in questo periodo non mi sono sentita sola. Capisco sempre di più l’importanza delle piccole cose.
Per il futuro mi auguro di riuscire a capire che ho tante cose intorno a me e che sono in grado di fare quello che voglio. Di credere un po’ di più in me, nelle mie capacità e nei miei sogni.
Di puntare più in alto e cercare di guardare la realtà con più positività possibile. Di vivere ogni momento a pieno, senza paura di non rimanere nella mia comfort zone bensì mettermi sempre in gioco e di cogliere le opportunità che incontrerò nel mio cammino.”
Cecilia Marcucci

 

“Il mio posto speciale è la piazza di san Costanzo, fino ad un anno fa venivo qui in bici quasi ogni giorno, poi per problemi di salute ho dovuto abbandonare quella droga che sono le salite in bici.
Oggi è stato faticosissimo, ho appena fatto 12 km e mi sento stanchissimo, ma riprendere a pedalare fa sempre male, bisogna solo farci l’abitudine.Sono venuto qui più che per il posto per la sensazione di libertà che mi fa provare allontanarmi di casa e viaggiare da solo, per questo mi sono portato dietro il cellulare, che avrei preferito lasciare a casa come mi avete consigliato, ma dovevo scegliere tra l’essere libero dalla tecnologia per 2 orette, facendo preoccupare a morte mia madre, e il portarmi dietro il cellulare cercando di non usarlo.
Prima della quarantena la mia vita non era molto diversa da quella che vivo oggi, per via dei problemi che ho avuto l’estate scorsa e della scuola che mi occupava più tempo ho lasciato ogni hobby, e passavo le mie giornate tra la sedia e il banco di scuola e la mia scrivania a casa. Senza rendermene conto sono diventato sedentario e quella che era iniziata come una pausa per concentrarmi sullo studio si è presto trasformata in una brutta abitudine.
Oggi sono venuto qui appunto per combattere questa brutta abitudine e ricominciare a viaggiare non solo pedalando ma anche con la mente, che come il corpo è rimasta rinchiusa per fin troppo tempo.
La cosa principale che mi è mancata in questi tre mesi è proprio la libertà, se anche prima ero confinato nella mia camera per la maggior parte del tempo ora mi sento costretto e rinchiuso, e la prima cosa che vorrei fare è prendere e partire, ma ovviamente non si può e quindi la mia libertà si limita a dei piccoli giretti in bici.
Per quanto riguarda quello che verrà, non mi sento di prevedere nulla, purtroppo dovrò passare forse l’ultima estate da liceale e la prima da maggiorenne bloccato a casa (anche senza la quarantena non mi sarei dato alla pazza gioia in effetti) ma non mi priverò certo di qualche uscita in montagna o qualche giro in bici, sempre da solo ovviamente, come prevede la normativa. Con l’ultimo decreto hanno riaperto anche le motorizzazioni e quindi forse riuscirò a prendere la patente, magari della moto, giusto per evitare che si formino altre ragnatele sul Guzzi di papà.
Ma la cosa che vorrei fare al più presto è tornare a riunione, esatto, fisicamente, mi manca quella gioia che prima di una riunione mi assaliva, mi faceva dimenticare qualsiasi cosa fosse successa quel giorno e qualunque problema avrei dovuto affrontare il giorno dopo, quella gioia sta svanendo, forse per colpa delle riunioni online o forse perché è tutto così incredibilmente monotono e soprattutto DIGITALE che la sera non mi va proprio di parlare con delle immagini. In conclusione (si faccio la conclusione come nel saggio breve) la quarantena non ha cambiato di tanto il mio stile di vita, ma mi ha fatto capire che era decisamente l’ora di cambiarlo, e rendersene conto adesso è stato un po’ limitante. Ma come molti hanno notato, cambiare le proprie abitudini a volte fa capire quanto ciò che facevamo prima fosse sbagliato.”
Davide Iannotti

 

“Non sono riuscito a soddisfare uno dei requisiti principali di questo compito, perchè lo sto facendo in camera dato che sono stato tutta la settimana chiuso in casa causa esami e non sono riuscito a trovare neanche un’oretta per uscire.
Parlando del passato ho ribadito più volte come il mio stile di vita non fosse poi così diverso da quello adottato durante la quarantena, è vero che uscivo sia con amici sia con parenti, ma se non ero costretto per motivi superiori (università, riunioni scout, sport) raramente mi capitava di uscire di mia iniziativa.
Durante la quarantena però’ ho imparato quanto fossero importanti per me quei momenti, non tanto il fatto di uscire di casa ma l’interazione con altre persone, mi è mancata talmente tanto da avere dei momenti di crisi durante questo periodo. Ma come ogni buona esperienza che si rispetti, anche qui ho trovato diversi lati positivi: infatti sono stato costretto a interagire maggiormente con mia sorella più piccola (relativamente più piccola visto che ha 25 anni) con la quale non andavo particolarmente d’accordo. Ho passato molto tempo a riflettere tra me e me su un numero vastissimo di argomenti; ho imparato a staccare la spina.
Ora come ora mi sento bene anche se sono uscito una sola volta durante queste settimane ed è stato per incontrare mia nonna; sento di aver trovato una sorta di equilibrio interno.
Per quanto riguarda il futuro ei miei sogni, beh io sono un ragazzo terra-terra quindi mi limiterò a dare esami e uscire con gli amici quando troverò il tempo. Una cosa che però spero di non dimenticare di continuare a fare sarà prendermi più tempo per me lontano da tutto, lontano dal telefono, computer, videogiochi, altre persone, solo con i miei pensieri.”
Enrico Pettinelli

 

“Passato_ Il mio tempo è stato sempre scandito dai miei impegni e dalle mie attività ed è sempre stato vissuto in funzione di esse. Per quanto potessero essere oggettive le misure delle ore e dei giorni, esse erano tutte correlate a quello che ne facevo. C’era un giorno dedicato ad una qualche attività ed un giorno dedicato ad altre, così come a scuola ogni ora era dedicata ad una qualche materia, ed era lo svilupparsi di queste attività ripetute a farmi rendere conto dello scorrere effettivo del tempo. I miei programmi con gli scout, la parrocchia, gli amici, la scuola, riempivano le giornate ed i mesi, così che in ogni momento trascorso io ne stessi già aspettando un ben definito successivo, che mi entusiasmasse quanto il primo. La giornata era così piena che, anche quando mi ritrovavo con le mani in mano mi sembrava ci fossero cose più importanti su cui soffermarsi piuttosto che valutare questo mio sistema e così non l’ho mai fatto.

Presente_ Le prime settimane di quarantena sono state senza alcun dubbio le più difficili. Tutto si era fermato e nessuno aveva ancora idea di come si sarebbe evoluta la situazione e di come adattarsi ad essa, ed in questo enorme stand-by il mio tempo si era congelato. Cosi’ come gli altri però nemmeno io sapevo nulla di ciò che sarebbe successo e il mio cervello ha deciso di smetterla con i piani e i progetti finché la situazione non si fosse fatta più chiara. Ho passato quindi il periodo prima che la scuola si organizzasse con le video lezioni in una bolla temporale, facendo una fatica immane a capire se i giorni stessero passando o meno.
È a quel punto che ho capito che la mia precedente concezione del tempo avrebbe fatto fatica a portarmi avanti.
Nei mesi seguenti ho gradualmente iniziato a fare diversamente, a vivere con la mente più vuota, lasciando scorrere i minuti e le ore anche al di fuori dei miei programmi e dei miei schemi.
Se penso al tempo che ho sprecato mi sento quasi male, ma credo che anche volendo non sarei riuscito mai a riempire quegli enormi spazi vuoti che mi sono ritrovato tra le mani. Gli unici momenti che ho veramente aspettato in questo periodo sono stati quelli dove ho rivisto la mia famiglia, dove ho incontrato i miei amici, e quello in cui finirà tutto, che sembra così vicino, ma anche molto lontano.

Futuro_ Spero che tutto torni come prima, ma in modo diverso. Pensando in grande, spero che questa situazione insegni che ogni tanto le cose vanno male per tutti e che per questo sia importante supportarsi a vicenda e cercare di relazionarsi con gli altri. Pensando alla mia famiglia, era tanto tempo che non dedicavamo del tempo l’uno all’altro e adesso continueremo a vivere le nostre vite di una volta con la nuova consapevolezza che distrarsi dalle persone che ci stanno accanto è uno dei più grandi sbagli che possiamo fare. Pensando a me, trovo necessario prendere vera coscienza del mio tempo, che può passare senza che si faccia nulla, ma che in un modo o nell’altro, non sarà mai buttato.”
Giacomo Costa

 

“ll periodo di smarrimento è questo che passiamo ora?
Non ne sono sicura!
Prima che venissimo colti alla sprovvista dal virus cosa stavo facendo? Presa dalla frenesia delle giornate di scuola senza vivere davvero col cuore attaccato alla felicità di vivere “normalmente”.
Tutto scorreva e non c’era fretta. Ogni giorno valeva l’altro, le cose si potevano rimandare: un abbraccio, una carezza, un sorriso e un litigio.
Ora non c’è più tempo da perdere. Perdere mio nonno mi ha fatto capire principalmente che nulla è scontato.
Niente si può rimandare e stare chiusa in casa mesi a pensarci non è stato felice né tantomeno semplice. L’unica cosa che potevo fare era affidarmi a me e a Dio. Mi sono sentita e mi sento tuttora come i discepoli sulla barca con Gesù, ma se ho cercato anch’io di svegliare Gesù, ho capito che avere fede è importante. Parlare con Dio è stata a volte l’unica cosa che riusciva a farmi dormire e a darmi la forza di alzarmi e seguire le lezioni. Mi perdo spesso in domande fra me e me, sto provando a capirmi meglio e davvero spesso mi arrabbio. Mi arrabbio con me e con gli altri che non sono come vorrei, non rispettano i miei piani, poi capisco di sbagliare e mi arrabbio ancora di più. Quante volte ho detto “È tutto sbagliato “in questa quarantena: e invece è tutto giusto. E dopo cosa farò? Ho chiaro chi voglio diventare, la quarantena credo mi abbia aiutata a crescere un po’ più velocemente del normale. Ho imparato ad impegnarmi più’ nelle cose importanti e tornare alla vita normale sarà faticoso ma bellissimo. Spero di riuscire a raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissata di raggiungere, sia per maturità e università che caratterialmente. Non potrò più stare con le mani in mano ad aspettare la vita che scorre.”
Linda Gerrits

 

“Non avrei mai pensato che per fermarmi sarebbe dovuto intervenire un virus che poi ha contaminato tutto il mondo ma a quanto pare è andata così. Devo dire che prima che tutto si fermasse, quindi sto parlando dei giorni di vita quotidiana prima della quarantena ho capito che non stavo realmente bene, perché ero completamente invasa da troppi pensieri anche spesso frivoli che mi ronzavano in testa e che non mi permettevano di fare tutte le cose che dovevo fare con tranquillità e in modo più sereno. Mi serviva proprio una bella pausa avevo proprio bisogno di staccare la mente e avevo soprattutto bisogno di tempo da dedicare a me stessa, per accudirmi, capire cosa sono le cose che spesso magari mi turbano e trovare una possibile soluzione e concentrarmi anche su quello che mi piace fare. Ho capito che devo sicuramente smettetela di rimandare ogni cosa che devo fare a una data inesistente e agire subito nel momento così da non pensarci più al posto di portarmi pesi inutili sulle spalle.
Ho capito l’importanza della famiglia e ho riscoperto il piacere di passare serate tutte insieme a guardare un film, ho di fare colazione alla domenica mattina guardando tutti insieme “la mia nuova casa sull’albero” che ci affascina ogni volta di più.
Sono stata poi veramente contenta di aver avuto l’occasione di trascorrere del tempo da sola con mia sorella, mi ha fatto tanto piacere capire come ragiona o cazzeggiare insieme mettendo la musica a tutto volume e ballare dentro casa. Capendo quindi che non è solo una palla al piede, tra l’altro molto affettuosa, ma che in cambio è una risorsa che può trasmettermi e insegnarmi tanto anche se più piccola di me.
Però troppo tempo dentro casa ha avuto anche riscontri un po più negativi. Penso di esser partita con il piede giusto applicandomi e trovando sempre cose nuove da fare ma con il trascorrere dei giorni la pigrizia si è fatta sentire e mi ha completamente mangiata e portandomi a non fare praticamente più niente e a rimandare qualsiasi impegno anche banale che dovevo fare. Forse adesso ho capito di essermi riposata troppo, di aver sprecato troppo tempo e che la conseguenza delle mie azioni facevano del male solo a me stessa. Anche se in generale, l’essere pigra è sempre stata una mia debolezza, adesso ho capito cosa devo fare e sono sicura che prossimamente saprò applicarmi al meglio, o almeno lo spero.
Sono riuscita pensando e riflettendo, in questo arco di tempo, alle cose che realmente mi piacciono i miei principali sogni che sono quello di viaggiare di esplorare nuovi posti e di vivere nuove avventure e che, per realizzarli mi devo impegnare e tirare su le maniche per arrivare al mio obbiettivo perché aspettare seduti che ti piombi un miracolo dal cielo non ti porterà mai a niente. devo dire inoltre che scrivendo queste parole ho anche capito che spesso scrivere aiuta per schiarirsi le idee per capire anche tutti i pensieri che ognuno ha nella testa e mettendoli nero su bianco li porterà ad essere più chiari e fattibili o risolvibili.”
Valentina Giacci

 

“La mia vita “normale”, prima del coronavirus, non saprei bene come descriverla. In ambito universitario posso dire di non essere mai impegnata abbastanza. Un esame l’avevo lasciato con la scusa che non mi piaceva affatto quella materia, che è una cosa vera, ma non ci ho nemmeno provato. Già da questo esame saltato ho iniziato a vedere la mia carriera universitaria fallire, so che avrei potuto fare di meglio, ma non l’ho fatto, non perché non potevo, ma perché non volevo.
So che dovrei sempre fare del mio meglio, come i lupetti, bellini, ma in certi ambiti proprio non riesco.
Certe volte quando mi intestardisco per qualcosa che voglio veramente insisto fino a che non ci sono riuscita. Mi viene in mente quando ho voluto imparare a risolvere per forza il cubo di Rubik. E all’inizio proprio non riuscivo a ricordarmi tutti i passaggi e ogni volta che ne sbagliavo uno ero costretta a ricominciare tutto da capo. Ero impazzita, finché non ho imparato a farlo ed è diventato addirittura semplice e automatico risolverlo. Vorrei essere in grado di attuare questo meccanismo per tutto, pure per le cose che non mi piace fare. Però ecco al di fuori dell’università non mi dispiaceva la mia vita “precedente”, molto fiera di tutte le relazioni che ho coltivato in questi anni, che mi fanno sentire sempre molto voluta bene.
Odio alla follia questo virus anche se dubito che ci sia qualcuno che non lo faccia. Anche se ora è un po’ meglio, continuano a mancarmi tantissime cose appartenenti alla normalità. Mi manca tantissimo fare riunione di clan dal vivo, mi manca fare servizio ai lupetti, preparare attività per loro, giocare con loro, vederli.
Mi mancano le chiacchierate finita riunione lunghe le ore, mi manca fare le macchinate per recarsi in chissà che luogo, sentire la musica a palla, mi manca lamentarmi di continuo di quanto UNIURB faccia schifo, del pallosissimo viaggio in autobus Fano-Urbino. Mi manca sedermi nel lato del finestrino, ascoltare la musica con le cuffiette. Mi manca pure discutere, litigare, arrabbiarmi con qualcuno dal vivo. In questo periodo di quarantena ho pensato molto al mio futuro e ho deciso di lasciare l’università perché so che non mi sarebbe piaciuto il lavoro che mi avrebbe portato a fare questa facoltà. Quando sono andata in ROSS c’era un capo che viveva il suo lavoro come un servizio e che non gli pesava affatto farlo, perché sapeva che stava facendo qualcosa di utile per gli altri. Ecco, io pure vorrei parlare così del mio lavoro e per quanto fare la maestra dell’asilo nido può essere bello sento che non fa per me. Faccio molta fatica a trovare qualcosa che mi appassiona in questo ambito.
Forse sono solo ossessionata da questa idea e per me non c’è un lavoro perfetto. Provo molta invidia per tutti i miei amici che hanno le idee chiare su cose vogliono fare. In questo periodo ho pure smesso di fare lezioni di pianoforte, pure questo ha smesso di appassionarmi, dopo 10 anni che ci andavo. Sono un po’ triste.
Per il futuro mi auguro di trovare una strada un po’ più sicura da seguire, per quello più imminente spero che andrà tutto bene. Che questa situazione si risolva del tutto per tornare a stare insieme senza avere il timore di ammalarsi o di attaccare a qualcuno nessun tipo di virus. Mi auguro di prendere la partenza e di avere le idee chiare sulle mie tre scelte, diciamo che ci sto lavorando, e di questo sono molto contenta.”
Silvia Marcucci

 

“Prima degli stravolgimenti ero abbastanza gasata per tutto. Dopo il campo invernale non vedevo l’ora che iniziasse quello estivo; dopo l’iscrizione alla ROSS non aspettavo altro che arrivasse l’estate! In clan era tutto nella norma anche perché ancora non eravamo entrati nel vivo del capitolo. Questa è un’immagine di Assisi, l’ho scelta perché ho fatto questo viaggio prima dell’inizio della quarantena e mi è particolarmente rimasto a cuore ed è stato utile per rafforzare la mia fede. Sembra trascorsa un’eternità da quando è iniziato il lockdown (e in effetti qualche mese è passato senza che me ne accorgessi), per questo motivo, non ricordo molto di come fosse prima. Certo, ricordo che era tutto normale, ma l’unica cosa chiara nella mia mente è un grave lutto che ha colpito la mia famiglia, proprio poco prima dell’inizio della quarantena. Penso di aver vissuto uno dei periodi più brutti della mia vita fino ad oggi.
Il solito stress in autobus. Ero tentata di voler mollare tutto nel primo semestre e mi chiedevo se avesse senso continuare a stare così male.
Questo scarabocchio rappresenta la mia vita scout attuale. Questo periodo di riunioni di clan online non è stato molto stimolante per me. O per lo meno non in modo positivo. Ha solo confermato alcune delle mie insicurezze. Parlare davanti a tutti ad esempio o esprimermi adeguatamente senza aver paura di essere giudicata. Ciò è stato dimostrato dal fatto che non ho contribuito quasi per niente al capitolo nonostante sia una delle più grandi. Ho pensato spesso di parlarne con i capi, ma qualcosa mi ha sempre bloccata. E mi dispiace.
La mia paura è quella di, in un eventuale discussione, non saper argomentare le mie opinioni. Questo accade soprattutto quando non conosco bene l’argomento trattato. Un’altra paura è quella di non riuscire a spiegarmi e a farmi capire. Mi sono sentita piuttosto inutile e inadeguata per la maggior parte delle riunioni. È mancata sicuramente un po’ di intraprendenza e sebbene abbia provato ad impegnarmi qualcosa è andato storto e questo vuol dire che dovevo provare ancora. Mi sono meravigliata di aver scoperto qualcuno, che nonostante sia più piccolo di me, sarebbe più pronto di me per prendere la partenza.
Questa pizza rappresenta la mia vita quotidiana in questo periodo. Un po’ perché ho scoperto che mi piace molto cucinare e mi sono dilettata in questa attività, un po’ perché la pizza è solitamente sinonimo di felicità. Non essendo una persona che esce molto spesso, non mi è pesato particolarmente stare a casa e in questo modo ho potuto trascorrere più tempo con la mia famiglia.
Infatti, sento che il rapporto che ho con mia sorella si è consolidato ultimamente. È invece cresciuta la paura di perdere il mio cane Sally, stando a casa mi sono resa conto che non le ho mai dedicato il tempo che avrei potuto e dovuto. Ho paura di uscire in gruppo con le mie amiche, ma ho anche paura che la situazione peggiori. Sento la mancanza di abbracciare i miei amici, di andare fuori a cena, di viaggiare. Ho scoperto la meraviglia di prendermi più cura di me stessa, di dedicare un po’ di tempo per allenarmi e fare le cose che più mi piacciono.
Dopo un inizio turbolento ho finalmente le idee chiare. A settembre proverò il test per le professioni sanitarie e, nel frattempo, ho dato alcuni esami che potrebbero convalidarmi (se tutto andrà per il verso giusto) la mia paura è sempre quella di non essere abbastanza preparata per affrontare gli esami, di fallire e di prendere un voto poco soddisfacente. Sicuramente sento la mancanza di condividere dal vivo con le mie compagne di università ansie, lamentele e risate.
Mi sono invece meravigliata nel momento in cui mi sono resa conto di preferire le lezioni online rispetto a quelle in presenza, perché sono molto più comode (mi risparmiano il viaggio).
Qualche giorno fa, ho fatto una passeggiata fino a Montegiove e mi sono resa conto di quanto mi manchi camminare. Spero quindi di tornare a fare strada al più presto, nonostante la fatica. Spero inoltre di diventare, anche con l’aiuto e i consigli dei capi, un esempio per tutto il clan e imparare a dire la mia. Mi auguro che il mio percorso scout si arricchisca con nuove esperienze, che mi facciano maturare ed essere pronta per prendere la partenza.
Da qualche anno il mio sogno e dei miei genitori è quello di riuscire a comprare una nuova casa, quindi spero si realizzi presto. Mi auguro che tutta la mia famiglia possa raggiungere la serenità che merita in questo momento difficile.
Mi auguro di passare il test di ammissione nella speranza di aver fatto la scelta giusta. Spero di riuscire nell’intento di aiutare gli altri grazie alle competenze che avrò acquisito durante il mio percorso di studi.”
Francesca di Renzo

 

“La vita precedente alla quarantena era “normale”, fatta dei miei impegni, come andare all’università e delle mie passioni come fare sport, ed è la vita che spero ritorni a breve ma magari migliorata. Questa situazione mi ha fatto comprendere di quanto fossi intrappolato nella routine senza possibilità di sviare, inoltre mi ha dato modo di fare cose che prima non facevo perché ero come intrappolato.
Come detto spero di riprendere un po’ di quella routine, ma di cambiarla, lasciandomi più tempo libero per fare cose nuove e diverse, questo comporterà fare scelte sui vari impegni e passioni, inoltre ho in mente di fare più cose, anche da solo, senza dover aspettare nessuno, cose che altrimenti non farò mai.”
Alessandro Ragone

 

“Finalmente oggi sono riuscito a venire sul campo senza dover fare nessun lavoro, giusto per prendermi un po’ di tempo per me tra gli olivi, il mio posto preferito. Il mio passato fa un po’ ridere perché se penso alla normalità ancora non devo pensare a febbraio bensì a dicembre. Si perché il mio lockdown è iniziato con l’inizio degli esami, in sessione non si sa il tempo che ho perso in cose futili, quindi è un po’ come se li avessi buttati via tutti questi due mesi. Di fatti ero molto contento di voler riiniziare la mia vita da pendolare, da universitario, sebbene prima la odiassi. Avevo voglia di cimentarmi nelle nuove materie, rincontrare gli amici e le amiche e studiare insieme a loro. Quei due giorni che ho potuto frequentare di persona ero super gasatissimo. Ma la falla nel mio super entusiasmo è arrivata e come per tutti quanti è il coronavirus. Chiuso nella mia cameretta ho iniziato a perdere entusiasmo e sebbene ringrazio i miei genitori per avermi fatto crescere in una casa col giardino, devo dire che non mi bastava, mi sentivo in gabbia. Mamma ogni tanto mi diceva: “se hai bisogno di uscire vai a fare la spesa” ma io quasi in maniera presuntuosa rispondevo: “Ma i carcerati durante l’ora d’aria sono liberi?” Mi sono fermato a pensare, a riflettere sulle mie emozioni in questo periodo e devo dire che mi fa brutto vedere il vicino di casa lontano, l’incontro con l’amico con le precauzioni, la distanza. Fa brutto, prima ci si comportava così con le persone che non ti stavano simpatiche che dalla faccia saresti pronto a dire questo è un brutto ceffo, meglio stargli lontano. I miei amici sono rimasti tali non sono diventati cattivi, ma questa distanza mi fa e fa sembrare tutti cattivi. Per il resto non sento più intensamente come prima anche il desiderio di andare in montagna, è meno forte, non so il perché ma spero di ritrovarlo, anche solo un minimo perché mi manca.”
Marco Perelli

 

“Non sono stati facili questi ultimi mesi.
Il sabato prima che chiudessero tutto, ero appena tornata a Fano e durante una passeggiata avevo fatto una foto al mare. Provavo una strana gioia, perché la mia vita stava andando bene, ero felice, e mi sentivo come se avessi trovato una barca solida con cui avrei potuto attraversarlo, quel mare. Con la chiusura che ha seguito però mi sono chiusa in me stessa, mi sono sentita in totale balia delle onde, travolta, e non vedevo in me la forza per trovare una via d’uscita.
Ho rimesso in discussione tante scelte prese nell’ultimo anno, che era stato così denso di eventi per me. Nessuna mi appagava più, in nessuna rivedevo il mio porto sicuro. Ammetto di aver perso l’entusiasmo che prima mi portava oltre qualsiasi limite vedessi. Mi sentivo in gabbia dentro la mia stessa casa. La forza per reagire non l’ho trovata da sola: la mia famiglia è stata essenziale. Ho riscoperto il valore dello stare insieme, che era diventato un’abitudine che davo per scontata, a vivere con mio padre con cui non trovato l’intesa e che era sempre lontano per lavoro. Ci siamo dati tutti forza a vicenda nei momenti più fragili per ognuno ed è stato come riconoscersi per la prima volta.
Siamo riusciti a superare il punto d’impatto dell’onda, quello più pericoloso e ci siamo rimessi in piedi.
Nel frattempo è nato un sogno in me: vorrei poter viaggiare e insegnare in luoghi dove la scuola non è scontata, vorrei poter trasmettere i valori in cui credo a bambini che vivono situazioni molto lontane dalla tranquillità in cui sono cresciuto io.
Chissà, forse è destinato a rimanere un sogno, ma ho intenzione di continuare a custodirlo.”
Sara Baldoni

 

“Ho sempre avuto un ritmo di vita molto movimentato, era per me quasi impossibile pensare di poter cambiare i tempi, di prendermi una pausa da tutto ciò. Credevo fosse giusto così: “alla fine la vita è mia e devo viverla in ogni momento, ogni istante dicevo.
Era per me impossibile pensare di cambiare le cose, anche se in realtà ci ho pensato spesso, ma non ho mai avuto il coraggio di farlo da sola, di prendermi del tempo solo per me, per rendermi conto di cosa andava e cosa non andava nella mia vita. Ho fin da subito visto questo momento di chiusura, di fermo, come un qualcosa che non andava bene; non si poteva tutto un tratto fermare tutto, era a mio parere impossibile riuscire a mettere un punto alla vita quotidiana.
E invece, proprio in questo momento, sono riuscita a rendermi conto delle cose davvero necessarie, di chi davvero tiene a me, di chi merita la mia presenza, in un certo senso.
Mi sono resa conto che passare del tempo con la mia famiglia non è stato poi così brutto, non è stato così traumatizzante “perdere” la mia privacy, come magari pensavo all’inizio, a dire il vero ne avevo bisogno. È stato quindi per me riscoperta, riuscire a prendermi del tempo per me, del tempo per trovare un posto “tutto” mio, del tempo per fare cose che mi ero promessa da tanto, ma che non ero mai davvero riuscita a portare a termine. Anche solo guardare il tramonto, una cosa così piccola, ma allo stesso tempo così grande è stata una riscoperta.
Sono quindi contenta di come siano andate le cose, di come le ho “superate” e di come le ho assimilate, rendendomi conto di ciò che è davvero importante.
Ora che le cose stanno tornando alla normalità, spero comunque di riuscire a mantenere questo “stile di vita” che ho intrapreso in questo periodo, riuscire a portare avanti questi ritmi, cercando di non tornare a ciò che per me prima era “normale” ma magari continuare in questa direzione, prendendomi tempo per me, per pensare e per capire cosa voglio davvero nel mio futuro.”
Tamara Morcinelli

 

“Credo che una volta passato questo periodo, il mio modo di pensare e di fare le cose cambierà. Per esempio prima della quarantena, il sabato sera non avevo voglia di uscire, ma durante questi 3 mesi avrei voluto tanto farlo.
Questo mi ha fatto capire che quando usciremo da questo periodo dovrò sfruttare il tempo a disposizione, che a volte definiscono infinito, ma da come ci siamo accorti non lo è.
Quindi godere al massimo tutti i giorni, tutti i momenti in cui è possibile essere felici. anche che non rimanderò più i miei impegni perché è solo una perdita di tempo, perché rimandare problemi in continuazione, fa solo che male, rimani con l’ansia per molto tempo senza mai affrontare un problema.
Ad esempio prima della quarantena dovevo essere interrogato in matematica ma posticipandolo perché non volevo studiare, mi sono ritrovato a farlo adesso, su quasi tutto il programma. Ecco questo è il mio esempio, un po’ stupido, ma credo che possa rendere bene l’idea.”
Stefano Ragone

Infine un video, un racconto stile intervista-documentario che abbiamo realizzato durante i 6 giorni di route organizzata nonostante tutto, seguendo le normative vigenti.