«Leggere la risposta ricevuta dalla
mia amica di penna mi ha commosso.
Nonostante fossimo lontane,
mi ha fatto sentire tanta vicinanza.
Spero di aver suscitato le stesse
emozioni con la mia lettera».
11/03/2021 – “Alfiere della Repubblica” è un attestato d’onore che mai avrei pensato di ricevere.
Quando alla fine di una lezione di economia la mia capo Clan mi scrive di dovermi chiamare per una “super news” e mi invia un link, leggendo “Alfieri della Repubblica” e “Aruna Rossi” non capivo il motivo per cui venisse conferita l’onorificenza e perché io fossi in quel gruppo con ventisette ragazzi e ragazze che il Presidente della Repubblica Mattarella aveva nominato.
Non credevo alle parole di Chiara, pensavo non fossero vere, uno “scherzo delle Iene” o una fake news. Così sono andata sul sito del Quirinale per leggere l’articolo e sono rimasta incredula e impietrita. Mia madre già piangeva e io ancora non realizzavo. Chiara mi ha fatto i complimenti e mi ha spiegato che circa un anno fa i capi avevano inviato la proposta per la candidatura, ma nessuno aveva più saputo niente.
Una volta compreso, sono scoppiata in un pianto liberatorio, ho abbracciato mia madre, e insieme abbiamo chiamato subito mio padre al lavoro per dargli la meravigliosa notizia. Poi mi sono chiesta “Perché io? Perché il Presidente ha scelto proprio me?”.
Il pianto di gioia si è poi trasformato in un pianto di ansia, dubbi e preoccupazione, perché in pochi secondi ho realizzato che avrei dovuto rispondere alle domande dei giornalisti; non sono abituata a questo genere di cose, mi terrorizza il fatto di dover parlare ad un pubblico ampio e mi blocco. Ho scoperto che c’erano delle persone che già sapevano della notizia e che la voce stava girando; io neanche sapevo di essere stata candidata per la proposta come Alfiere della Repubblica, motivo per cui inizialmente non ci credevo.
Ora, invece, dopo aver fatto qualche intervista, sono molto contenta, felice ed orgogliosa; in più penso che un ringraziamento sia doveroso nei confronti dei miei genitori, in primis, a cui devo tutto, e del mio fantastico Gruppo scout Cento 1°, che grazie alla collaborazione con il Comune di Cento, mi ha dato l’opportunità di diventare “Alfiere della Repubblica”.
L’attestato d’onore mi è stato conferito per la mia adesione e dedizione al progetto “Amici di penna”, nato circa un anno fa attraverso il Servizio per l’Integrazione Socio Sanitaria. Con il primo lockdown infatti ho deciso di impegnarmi nello scrivere lettere ai nonni che si sentivano soli e avevano bisogno di compagnia; in quel periodo gli anziani erano la fascia d’età più colpita dal Covid-19. Ho voluto stare vicino a loro perché sapevo che non avevano la possibilità di vedere i parenti e perché sentivo la mancanza dei miei nonni che non potevo abbracciare. La corrispondenza epistolare con nonna Ivana (non è davvero mia nonna, ma è una maniera affettuosa di chiamarla) è servita molto anche a me, mi piace scrivere e leggere, e poi mi ha dato la possibilità di evadere da tutto ciò che la pandemia aveva portato con sé: ero più irascibile, indisponente e mi ero chiusa in me stessa. Il rapporto tra nipote e nonno è molto importante: mantenere viva la connessione tra queste due generazioni lontane, confrontarsi e relazionarsi, è fondamentale per la società in cui viviamo; in aggiunta non possiamo e non dobbiamo dimenticare il grande e bellissimo lavoro che svolgono i nonni con i nipoti, in assenza dei genitori.
Penso che le persone, scout e non, dovrebbero intraprendere un servizio di volontariato, anche per breve tempo, per provare la gioia che si ha nell’aiutare gli altri. Io non so cosa voglio fare nella vita e non so cosa il futuro ha in serbo per me, ma sono sicura che la mia strada nel volontariato è ben lontana dalla fine, la striscia rossa del traguardo non la vedo e non la voglio vedere ancora per molto. Ho la voglia e la necessità di aiutare gli altri perché mi fa stare bene con me stessa: vedere che gli altri sono felici mi rende felice. Penso che se una persona ha le capacità e la disponibilità per aiutare gli altri dovrebbe fare volontariato, è un dovere fondamentale a cui non ci si dovrebbe sottrarre.
Per chi, invece, come me, è già in cammino su questa strada, consiglio di continuare perché non c’è cosa più gratificante. Il servizio l’ho appreso grazie al mio percorso scautistico; stare a contatto con gli altri, vedere persone e luoghi nuovi, fare nuove amicizie e conoscere uomini e donne che lavorano nel volontariato penso sia una cosa bellissima oltre che una crescita personale e umana.
Il fatto che tramite questo attestato posso essere un esempio per gli altri, mi fa molto piacere e mi rende orgogliosa.
Aruna Rossi
Gruppo scout Cento 1°