Mi chiamo Laura Vallaro, ho 21 anni e sono una attivista per il clima. Tre anni fa ho partecipato per la prima volta agli scioperi del venerdì. Ero molto timida, e non sapevo cosa avrei combinato, ma sapevo cos’era il cambiamento climatico e volevo fare qualcosa perché la società iniziasse a affrontarlo. La difficile verità che quasi tutti i politici vogliono evitare è che a un certo punto questa crisi diventa irreversibile. Abbiamo un budget di CO2 che possiamo ancora emettere in atmosfera prima di superare punti di non ritorno che innescano reazioni a catena irreversibili, come il rilascio di metano dalla fusione del permafrost, o il deperimento della foresta amazzonica. Allora poi non importa quanta CO2 togliamo, le scelte fatte oggi non potremo più disfarle. Questo è il motivo per cui voglio fare la mia parte. Ma c’è anche un’altra cosa, ed è che la crisi climatica non riguarda il futuro, ma il presente. Le persone muoiono o perdono le case per le alluvioni e gli incendi. La sofferenza che vediamo oggi nei nostri paesi è la realtà di molte persone da decenni, persone non ascoltate perché più lontane, e per mantenere questo sistema basato sullo sfruttamento.
L’anno scorso insieme al mio gruppo di Fridays For Future sono andata a portare dei vestiti e del cibo in una casa cantoniera sulle Alpi, sulla via per la Francia, per i migranti che passano lì. La maggior parte di loro arriva da zone dove non è più possibile vivere a causa della crisi climatica e dei disastri naturali. Anche con il clan ho conosciuto dei migranti. In un campo della croce rossa e per le strade della città ho parlato, mangiato e giocato con loro, e questo è molto più che pensare alle ‘migrazioni climatiche’ e ai numeri freddi di cui a volte si parla. Queste persone sono vite con delle storie, con voci e sentimenti. L’anno prima mia mamma era morta e una mia amica si era suicidata, facendo crollare il mio mondo. Non potevo e non posso tuttora immaginare cosa significhi perdere il proprio paese, o le persone che si amano, e i mezzi per vivere, ed essere abbandonati. Ma se c’è una cosa di cui sono certa è che voglio combattere questa ingiustizia che sta alla base della crisi climatica. Le persone più colpite sembrano non esistere nei summit, nelle conferenze sul clima come la COP26, e quando parlano vengono fatte tacere o tagliate dalle foto e dai giornali. Abbiamo bisogno di ascoltare le loro voci, e amplificarle. E sono sicura che se vogliamo possiamo cambiare le cose. Quello che ci serve è essere onesti, e vedere che così non possiamo andare avanti, e poi agire. Allora viene anche la speranza.
Ciao, mi chiamo Giacomo Zattini e ho 25 anni. Vi racconto di come da scout sia diventato attivista per il clima. Vengo da una famiglia cattolica che a suo tempo era piuttosto praticante, per cui quando è stato il momento ho dovuto scegliere tra Azione Cattolica e Scout, dato che nel mio paesino c’erano queste due realtà associative giovanili. Ho provato la prima, mi sono trovato bene ma mancava qualcosa e non sono durato molto.
Quando sono entrato nel mio Gruppo scout, il Meldola 1, ho trovato quello che mi mancava: l’avventura e una bellissima amicizia con altri ragazzi, ragazze e capi uniti dall’amore per le camminate, l’avventura e l’essere una specie di eroi in camicia e pantaloncini.
Lo scoutismo mi ha dato tanto. Il percorso all’interno della Chiesa mi ha fatto approfondire il senso del mistero e della spiritualità, lo scautismo mi ha messo in collegamento con le persone e i coetanei e col mondo intorno a me, facendomi sperimentare l’attenzione agli ultimi, il mettere alla prova me stesso, l’importanza dell’impegno sociale. Tutto questo l’ho rielaborato a modo mio crescendo, in maniera personale.
Da questo percorso (ho fatto reparto e clan, poi ho salutato la comunità con un grande dispiacere, ma coerentemente con il punto “fede” molto carente) non può che derivare in grande parte il mio impegno in Fridays For Future, che nasce ad inizio 2019, durante l’ultimo anno di Laurea triennale in Scienze Internazionali e Diplomatiche a Forlì. Ero appena tornato dall’Erasmus in Spagna quando sento parlare di Greta Thunberg. Di conseguenza, mi inizio ad interessare all’argomento “clima” quasi per caso e scopro che è un vero disastro. Ovviamente sapevo cosa fossero l’effetto serra o il riscaldamento globale, ma in maniera molto blanda e assolutamente non allarmistica.
È stata una vera e propria doccia fredda e da lì ho pensato: anche a Forlì bisogna fare qualcosa. Ho cercato sui social se ci fossero già gruppi locali di Fridays For Future e ho trovato solo quello di Cesena, appena formato da una ragazza che voleva crearne uno romagnolo. Ci siamo sentiti e abbiamo organizzato un incontro per iniziare ad organizzare qualcosa per il primo Sciopero Globale per il Clima del successivo 15 marzo, incontro al quale hanno partecipato altre quattro persone da Forlì e altri da Rimini. Lì abbiamo deciso di tentare l’impresa (a me pareva impossibile) di organizzarci in modo autonomo città per città, una bella sfida. Da lì a pochi giorni abbiamo creato la pagina Facebook e fatto la prima riunione a cui si sono uniti diversi studenti universitari e delle superiori e poi è stato un crescendo.
Il 15 marzo siamo scesi in piazza dopo aver invitato la cittadinanza su giornali e social: eravamo oltre 3500 a Forlì e milioni nel mondo. Il gruppo si è espanso, ha iniziato a pensare a nuove attività e iniziative. È stato tutto in divenire, a livello nazionale ci coordinavamo su gruppi Whatsapp con referenti per ogni città, in modo orizzontale. Le uniche regole: apartitici e nonviolenti, sul resto massima libertà.
Volete sapere cosa mi motiva? Per quanto mi riguarda, credo che quella climatica sia la sfida del secolo e voglio farne parte in modo attivo. Semplicemente, non voglio stare a guardare qualcuno che lo faccia al mio posto e non voglio nemmeno ignorarla, perché è scientificamente certo che in qualche modo mi ritroverei comunque un problema più grosso e irrisolvibile in futuro, pentendomene. La scienza ci dice che il momento per agire non è ora, ma sarebbe stato anni fa, decenni fa. ORA è il momento migliore che abbiamo semplicemente perché non c’è altro tempo da perdere e siamo già in ritardo, lo vediamo ormai con i nostri occhi.
La cosa più importante che dobbiamo tenere a mente è che possiamo ancora evitare le conseguenze peggiori della crisi climatica e nel farlo possiamo cogliere l’occasione per creare una società migliore e più vivibile. Possiamo, se vogliamo metterla più epica come cosa, anche semplicemente essere coloro che si rimboccarono le maniche in uno dei momenti storici più critici dell’umanità, diventandone protagonisti. Come motivazione non mi pare niente male.
A Forlì nel corso di questi due anni e mezzo abbiamo organizzato incontri pubblici e privati con i vari esponenti politici e i candidati alle elezioni comunali. Sono state fatte conferenze con esperti e scienziati e manifestazioni in piazza ogni singolo venerdì per oltre un anno, con cartelli e striscioni. Volantinaggi, dialogo continuo, conferenze stampa, azioni dimostrative e teatrali, cortei in bicicletta, incontri pubblici su tematiche specifiche (mobilità pubblica, rifiuti e inceneritore, ecc..). Abbiamo collaborato con professori universitari e siamo entrati nelle scuole superiori, medie ed elementari. Abbiamo tenuto duro durante la pandemia, anche se a fatica, organizzando riunioni ed eventi a distanza, manifestando online con mailbombing e altre modalità telematiche per non far spegnere la fiammella dell’attenzione sulla crisi climatica in quel periodo. Abbiamo organizzato un webinar con Vincenzo Balzani e Roberto Mercadini, uno scienziato e un poeta/scrittore fantastici, a cui hanno partecipato oltre 20.000 persone da tutte le scuole della città e da altre parti d’Italia. Abbiamo riempito Piazza Saffi, la più grande della città, con oltre 2000 paia di scarpe, simulando le persone che non potevano assembrarsi per via del COVID-19 e lanciando un segnale alla città che si apprestava ad uscire dalla fase più buia della pandemia, a giugno 2020.
Oggi siamo ancora qui perché la crisi climatica è ancora qui e continueremo ad esserci finché non avremo ciò che serve per vincerla: consapevolezza popolare e volontà politica. Ho sempre ritenuto gli scout un gruppo di ragazzi e ragazze con una responsabilità maggiore degli altri, dovete essere avanguardie di una società e un Paese al passo con i tempi. Dai diritti delle persone più fragili alla tutela del clima e dell’ambiente, per creare una società più giusta in cui valga la pena vivere ed essere fieri di farne parte, mettendoci il proprio mattoncino. Rendete il mondo un posto un po’ migliore di come lo avete trovato e siate coloro che ovunque sono i motori di un dubbio, di una riflessione, di un cambiamento positivo nelle persone.
Vi abbracciamo e vi aspettiamo in piazza!