Il 9 settembre scorso il Clan “Xacobeo” del gruppo scout Agesci Capezzano 1 (Camaiore, Lucca) è atterrato a Palermo per rimanervi fino al 15. I ragazzi sono stati ospiti per una settimana nella Base scout “Volpe Astuta”: una struttura costruita sul primo bene confiscato alla mafia da Giovanni Falcone nel lontano 1980 e che poi, grazie alle “camicie azzurre”, con tanta fatica e sotto la costante minaccia della mafia è stato convertito in un luogo aperto a scout e non solo.
Durante questi giorni i rover e le scolte del clan, sotto il sole e la scarsa brezza di Palermo, si sono sporcati le mani in un lavoro che li ha messi a dura prova. Dopo tanti colpi di rastrello, accetta e piccone e mille goccioline di sudore, sono riusciti nel loro intento: rafforzare una parte della recinzione che separa la base scout da un altro terreno confiscato alla mafia ma ancora inutilizzato.
Nei pomeriggi il Clan è stato accompagnato da membri di Libera Palermo in diverse attività che avevano come filo conduttore la conoscenza e la lotta alla mafia. Gli R/S hanno visitato beni che una volta appartenevano a famiglie mafiose e che ora sono stati impiegati per attività legali come il Fablab Palermo, incontrato la comunità Emmaus locale, che grazie al mercatino solidale dell’usato, realizzato grazie a quello che le persone donano gratuitamente, raccoglie migliaia di euro ogni mese che reimpiega per le necessità della comunità e per opere di solidarietà.
Non è mancata la visita a Via D’Amelio né all’Albero di Falcone.
Una delle esperienze più emozionanti e coinvolgenti è stato l’incontro con Giovanni Busetta, il cui padre Pietro, imprenditore e vittima innocente di mafia, è stato ucciso per la sola colpa di essere cognato del primo pentito di mafia, Tommaso Buscetta. Un evento che ha costretto Giovanni a vivere oltre dieci anni sotto scorta, a vedere allontanarsi amici e operai che avevano paura di stare vicino a lui, a vedersi negato il credito per l’impresa del padre.
Dieci anni di dolore vissuti assieme alla moglie e ai figli con il coraggio di sapere di essere dalla parte della ragione. Una frase di Giovanni, che è diventata poi un murales nella base, è stata particolarmente significativa per i ragazzi:
“Chi deve scappare è chi non ha il coraggio di guardarmi negli occhi”.
Ora può sorgere una domanda. Perché i ragazzi si sono spinti a tanto? Perché sentivano il bisogno di sapere cosa significhi oggi mafia, che cosa sia adesso e che cosa sia stata in passato, in che cosa consista la lotta alla mafia, combattuta da Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo
Alberto Dalla Chiesa e molti altri.
Con questo campo a Palermo i ragazzi hanno voluto concludere un cammino di scoperta del fenomeno mafioso e su come combatterla, cammino iniziato con la scoperta di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie, grazie al presidio “Rossella Casini” di Viareggio.
Clan “Xacobeo”, Capezzano 1