Tutto è iniziato per gioco.
Un giorno, durante la riunione, Andrea, Pippo e Giada scoprono che le Aquile Randagie non sono rapaci di montagna. E da lì, facendo diverse ricerche, decidiamo di approfondire l’argomento. La nostra curiosità ci ha spinto ad iniziare un capitolo sullo scoutismo clandestino in Italia, nato in risposta al decreto del 1928 di Benito Mussolini, che sancì ufficialmente lo scioglimento di tutte le associazioni che non facevano capo all’Opera Nazionale Balilla, dando il via ad un periodo detto “giungla silente”. Alcuni gruppi dell’ASCI di Milano si riuniscono e formano le ‘’aquile randagie’’ guidate da don Andrea Ghetti detto ‘’Baden’’ e da Giulio Cesare Uccellini detto’’Kelly’’.
Questo movimento si diffuse in poco tempo in tutta Italia. Meno conosciuti sono i ‘’riparti’’ clandestini romani, guidati da don Paolo Pecoraro, i quali hanno catturato la nostra attenzione.
Iniziamo il nostro percorso leggendo diversi articoli e guardando vari documentari. In uno di questi ci ha colpito il fatto che erano ragazzi della nostra età, alcuni anche più piccoli, e che nonostante le difficoltà, il pericolo, gli ostacoli, andavano avanti seguendo i loro ideali e prendendosi tutte le responsabilità di questa decisione. Si riunivano segretamente, scambiandosi biglietti nascosti tra le crepe dei pilastri in piazza. Sapevano che se fossero stati scoperti rischiavano il posto di lavoro, l’esclusione dalla scuola, la vita. Nonostante ciò, si vedevano periodicamente, in uniforme, con quel coraggio e quel pizzico di incoscienza che li ha portati a contribuire alla Resistenza Italiana e a salvare migliaia di vite indipendentemente dalla nazionalità, dalla religione e dall’appartenenza politica.
Il nostro cammino sulle loro tracce è stato guidato da tre ideali che ci hanno portato a rivivere le loro scelte e spingere i nostri passi da Catania fino a Roma. Inizia così la nostra route estiva attraverso i racconti e i luoghi che hanno segnato la storia di quel periodo. Entrare nella chiesa di San Giorgio al Velabro, lì dove depositarono le fiamme dopo il decreto di scioglimento, è stata un’emozione indescrivibile. Sedersi sulle panche della basilica di San Marco in piazza Venezia, riflettendo su come e dove prendevano il coraggio di riunirsi di nascosto, proprio sotto la stanza del Duce. Ogni sera dentro i sacchi a pelo abbiamo pensato “Se dovesse ricapitare? Avrei quel coraggio? Riuscirei a fare una scelta del genere? Cosa farei davvero?”. Senza una risposta concreta, abbiamo ammirato nel profondo il loro comportamento.
Tappa importante del nostro cammino è stato il centro documentazione AGESCI. Dove ci aspettava sorridente e piena di entusiasmo la responsabile Bernadette Guarrera.
Ci ha dato la possibilità di toccare con mano libri e giornali di quel periodo. Sfogliando quelle pagine e respirando quell’odore intenso di storia ed esperienze passate, abbiamo rivissuto tutto ciò che c’era scritto su quei documenti. Abbiamo così capito che per progettare il nostro futuro dobbiamo prima conoscere il nostro passato e apprezzare i tanti sacrifici di tutti coloro che non hanno esitato a rischiare la propria vita per garantirci un futuro di libertà e democrazia. Durante la strada, per via di vari eventi, ci siamo resi conto che pur avendo lasciato un’impronta importante nella storia, loro non sono abbastanza conosciuti al di fuori dello scautismo. E proprio mentre siamo in sede a descrivere e raccontarci l’esperienza vissuta, ci giunge la triste notizia che don Giovanni Barbareschi, l’ultima aquila randagia, è tornata alla casa del Padre. È stato proprio lui una delle figure che è rimasta più impressa nei nostri pensieri per l’intensità, la passione e l’emozione che ci riusciva a trasmettere attraverso le sue memorie. A lui e a tutti gli scout della “giungla silente” vogliamo dire il nostro grazie attraverso questo articolo, perché sulle loro spalle riusciamo a scorgere ancora più lontano.
Clan Jonathan Livingston – Catania 7